L’allarme era già stato lanciato a seguito dell’approvazione nel Decreto aiuti bis della normativa sul payback, che di fatto obbliga le aziende del comparto a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle regioni. Un provvedimento che mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto in moltissimi casi da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti. Dispositivi salvavita, strumenti per dialisi, valvole cardiache, protesi e ferri chirurgici: sono solo alcuni dei dispositivi medici che potrebbero mancare negli ospedali a partire da gennaio. Approfondiamo il tema con l’aiuto di Valter Varano, amministratore delegato di Ve.Di.Se. Hospital spa azienda fondata nel 1988 in Roma, con più di 30 anni di esperienza nel settore delle forniture di dispositivi medici.

Qual è ad oggi lo stato dell’arte di una PMI, che da due anni abbondanti si trova già a dover affrontare innumerevoli difficoltà a causa della pandemia?

La nostra realtà è cresciuta nel tempo grazie al sacrificio di tutte le persone che rappresentano il materiale umano, il perno e il motore di una PMI. Negli anni siamo diventati una realtà nazionale, che impiega più di 50 persone, tra personale interno e professionisti esterni: in sostanza si tratta di 50 famiglie, che vivono grazie all’operato di tutti quelli che lavorano per l’azienda. Come tutte le PMI di lungo corso, abbiamo dovuto affrontare in passato momenti difficili, non ultimo il periodo di pandemia, che ci ha visto si attori nella salvaguardia delle forniture più urgenti al servizio sanitario nazionale, ma anche esposti, in prima linea al pericolo di contrarre il COVID nella prima fase più aggressiva. Ci siamo adoperati per fornire quanto di più necessario era urgente in quel momento, senza mai pensare al profitto, ma con dovere di responsabilità, nei confronti di chi aveva più bisogno. Ricordo alcuni dei nostri dipendenti attraversare l’Italia per consegnare una sola cannula tracheostomica, pur di salvare una vita, o lavorare anche nei giorni festivi, trascurando i propri famigliari, e in attesa di ricevere ossigenatori ad alto flusso necessari agli ospedali in difficoltà. Abbiamo fatto donazioni per gli enti più bisognosi, e ci siamo messi a disposizione per qualunque necessità del momento.

Ma cosa sono i dispositivi medici e perché sono così importanti?

Per dispositivo medico si intende tutto quanto abbia un uso medico diverso dal farmaco: un filo di sutura, uno strumento chirurgico, una protesi cardiaca, uno stent vascolare, una barella o un catetere sono dispositivi medici. La nostra frequentazione assidua presso le fiere nazionali ed internazionali, i convegni scientifici, la ricerca, la formazione, l’informazione contribuiscono allo sviluppo di tutto il settore sanitario, dando valore direttamente al Servizio Sanitario Nazionale. I più potrebbero pensare che il COVID sia stata un’opportunità per il nostro settore, ma questo va smentito. Esistono migliaia di patologie oltre il COVID che affliggono tutti noi e migliaia di dispositivi medici necessari alle cure, agli interventi chirurgici alla diagnostica, alla medicina; migliaia di aziende orbitano in questo comparto e si sono trovate in grandi difficoltà, perché tutto era sospeso a fronte del solo COVID, e nonostante tutto hanno sostenuto i propri dipendenti difendendoli dal rischio della perdita del lavoro.

Questo, ad oggi, cosa comporta in termini di conseguenze?

Si pensi a come siano aumentate le liste di attesa, per un semplice intervento chirurgico o una diagnosi: ad oggi è necessario attendere anche più di un anno per un semplice esame. Nei periodi di spending review le aziende di settore hanno stretto la cinghia, ridotto i loro margini, pur di mantenere gli impegni presi con gli ospedali e garantire il materiale necessario al SSN. Abbiamo sostenuto i gravissimi ritardi nei pagamenti da parte degli ospedali e delle regioni meno virtuose, accollandoci ingenti somme di denari per gli interessi maturati nei confronti del credito bancario. Sosteniamo la ricerca scientifica in quanto sponsor di eventi scientifici, dove il medico può confrontarsi con altri colleghi sulle ultime tecnologie e metodiche. Siamo la spalla del SSN, quando lo stesso si trova in emergenza o in difficoltà.

Da troppi anni ormai il modello sanitario Italiano, invidiato da tutto il modo è stato lentamente deteriorato, svilito nel suo insieme, e questo è sotto gli occhi di tutti. Diversamente da quanto tutti noi cittadini ci saremo aspettati dal governo, cioè un ripristino del livello del SSN al pari di altri paesi europei, notiamo ancora un atteggiamento vessatorio e distruttivo di questo servizio.

In questo senso cosa comporterà il tanto discusso cash back sanitario?

Il colpo di grazia lo darà proprio il Payback Dispositivi Medici, introdotto con il Decreto del Ministero Salute e Ministero Economia e Finanze del 6 luglio 2022, ai sensi dell’articolo 9 ter comma 9 bis del D.L 78/2105.

Una legge che vede nuovamente le imprese, tutte, del comparto dei dispositivi medici, venire in soccorso alle inefficienze dei manager, nominati dalle regioni per la gestione economica delle aziende ospedaliere sanitarie pubbliche. Si chiede a noi fornitori di ripianare sino al 50% lo sforamento dei bilanci per la spesa sanitaria delle regioni in maniera retroattiva, senza alcun principio normativo, in barba ad accordi contrattuali presi e sottoscritti in passato e a distanza di circa sette anni. Mi domando pertanto con quale principio giuridico si possa chiedere, ad una azienda privata, che ha rispettato le regole di ingaggio per la partecipazione ad un appalto pubblico per la fornitura di dispostivi medici, sottostando ad un prezzo a base d’asta, determinato già dall’ente appaltante, di ripianare disavanzi e inefficienze di spesa, dovuti alla incapacità di funzionari, nominati proprio per gestire l’economia di un’Azienda Sanitaria? Coloro che si sono resi responsabili di un danno erariale oggi vengono premiati, e le aziende che hanno sostenuto il SSN vengono vessate.

Cosa accadrà nel prossimo futuro, se non verrà stralciata questa legge?

Questa legge comporterà il fallimento di migliaia di aziende fornitrici di dispositivi medici, il licenziamento di 100.000 persone, la non reperibilità di dispositivi medici da parte degli ospedali pubblici, la morte di persone per mancanza di dispositivi salvavita, una vera e propria catastrofe sanitaria per la quale il COVID sarà stato solo la punta dell’iceberg. Vogliamo davvero tutto questo? Non sono bastati quasi tre anni di pandemia per capire e riconoscere le inefficienze del SSN? Non ci era stato promesso che avremmo rivisto l’importanza del SSN? Errare è umano, ma perseverare è diabolico! Ai lettori le riflessioni in merito.

SaluteIn

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