Intervista esclusiva di Antonello Sette alla dottoressa Caterina Marabotto, pediatra dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Palidoro
Influenza e bambini. Chi è, o è stato, genitore, sa benissimo il livello di apprensione che accompagna l’influenza e, annunciata, come generalmente avviene, dalla febbre che sale…
“Come ogni anno, in questo periodo nel nostro ospedale, dedicato ai bambini, ci ritroviamo a fronteggiare l’influenza stagionale, che ha una notevole rilevanza in età pediatrica, a partire dalla diffusione. Calcoli che l’anno scorso, fra influenza e sindromi parainfluenzali, si sono ammalate in Italia 16.138.000 persone, e un terzo di loro erano bambini. Alle due sedi del Bambino Gesù, Gianicolo e Palidoro, gli accessi al Pronto Soccorso sono stati 10.831 e 1.378 i ricoveri, che riguardano i bambini con complicanze o con fragilità costituzionali. E sono, come è intuibile, i più piccoli a essere maggiormente a rischio di sviluppare complicanze. È un virus che conosciamo bene, anche se di anno in anno subisce una mutazione, complicando non poco la formulazione del nuovo vaccino e la sua tempestiva disponibilità”.
La vaccinazione dei bambini è un consiglio che si sente di dare ai genitori senza se e senza ma?
“Il vaccino è assolutamente consigliato e dovrebbe essere somministrato a tutti i bambini di età inferiore ai 6 anni e anche a quelli più grandi, se a rischio diretto di complicanze, come chi è cardiopatico o afflitto da problematiche respiratorie o immunitarie, e da ogni altra fragilità. Oltretutto, da tre o quattro anni esiste in Italia la possibilità per i bambini di età superiore di due anni, e in assenza di fragilità conclamate, di somministrare il vaccino nasale, molto più tollerato perché è comodo e indolore e, soprattutto, non prevede l’impatto con la quasi sempre temutissima puntura. Va, però, ricordato che, a differenza di quello praticato attraverso l’iniezione intramuscolare, il nasale è un vaccino vivo e non può, quindi, essere utilizzato nei bambini asmatici o con problemi immunologici. Il vaccino prevede due dosi, se è la prima volta, una sola dall’anno successivo. I mesi raccomandati per la somministrazione sono ottobre e novembre, ovvero prima che parta l’emergenza epidemica”.
Al di là della continua mutazione di un virus che non è mai lo stesso, l’influenza è sempre la stessa di quando eravamo noi ad essere bambini?
“I sintomi sono sempre quelli che conosciamo da sempre: dalla febbre al raffreddore, al mal di gola. Quella che negli anni è progressivamente cambiata è la persistenza della febbre, che tende a protrarsi per 5 e anche 7 giorni La conseguenza diretta del prolungarsi dello stato febbrile è l’abuso di antibiotici, a cui ricorrono con troppa facilità non solo i genitori, ma a volte anche i pediatri, portati a prescrivere una terapia antibiotica sulla base del mero sospetto di una complicanza batterica. In questi casi ambigui, sarebbe opportuno, ai fini di una diagnosi corretta, utilizzare i tamponi nasali, reperibili anche in farmacia. Per noi del Bambino Gesù sono prassi quotidiana per tutti i bambini che arrivano al Pronto Soccorso con sintomi respiratori. È del tutto evidente che, una volta effettuata la diagnosi di influenza, si può stare più tranquilli e attendere con calma che si plachi l’effervescenza, senza farsi prendere dal panico e ricorrere a priori al falso toccasana degli antibiotici. Come sappiamo, in caso di influenza è il nostro sistema immunitario ad assumersi in proprio il compito di arginare l’infezione virale”.
Lei ribadisce che gli antibiotici sono assolutamente inutili non solo per gli adulti, ma anche per i bambini, compresi i piccoli e piccolissimi, colpiti dal virus influenzale?
“Gli antibiotici servono solo laddove ci sono complicanze batteriche più o meno allarmanti. Altrimenti sono inutili, se non controproducenti”.

