Intervista esclusiva di Antonello Sette al professor Massimo Massetti, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli di Roma
Professo Massetti, il 29 settembre, in concomitanza con la Giornata mondiale del cuore, ha annunciato la partenza del cantiere del Centro CUORE, grazie al quale il Policlinico Gemelli riunirà in un unico complesso tutte le attività del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, da lei diretto e organizzato secondo i principi della Dignitas Curae. Credo sia l’ultimo straordinario tassello di una rivoluzione, da lei propugnata e avviata, nelle modalità di cura, con il paziente trattato come una persona con tutto il suo vissuto, le aspettative e la voglia di vivere, e non come l’anonimo destinatario di una o più prestazioni mediche…
“Il 29 settembre è stata una giornata importante e, come avviene in tutti gli ospedali del mondo, anche al Policlinico Gemelli si è svolto un evento che aveva innanzitutto lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della lotta alle malattie cardiovascolari, che costituiscono ancora la prima causa di mortalità e di disabilità in tutto il mondo occidentale e anche nel nostro Paese. Basti considerare che circa il 35 per cento di tutti i decessi sono imputabili a malattie del cuore e della circolazione, con un impatto che va al di là della persona colpita, ripercuotendosi anche sulle famiglie e sull’ambito sociale circostante. Le malattie cardiovascolari sono ancora, nonostante i progressi scientifici e tecnologici, la prima minaccia alla salute di tutti i cittadini”.
Tuttavia, è altrettanto vero che la scienza e le tecnologie hanno compiuto passi da gigante…
“Assolutamente sì. Oggi le malattie cardiovascolari si fronteggiano con risultati neppure immaginabili sino a poco tempo fa, grazie ai progressi della scienza e alle nuove tecnologie dirompenti, comprese le digitali e l’intelligenza artificiale, e ai benefici, che ne derivano, sia nella diagnosi che nella cura. È anche da sottolineare l’importanza sempre maggiore della prevenzione. Il cuore, dobbiamo sempre tenerlo a mente, è sostanzialmente una pompa idraulica e, come tale, soggetto ad usura. Da qui la necessità di preservare questo organo fondamentale, sin dalla giovane età, con uno stile di vita corretto, con un regime alimentare ispirato alla dieta mediterranea e il controllo dei fattori di rischio, come il colesterolo e la glicemia… È, infine, doveroso, sempre al fine di un’efficace prevenzione, sottoporsi periodicamente, soprattutto dopo una certa età, a controlli cardiologici accurati. Una prevenzione adeguata contribuisce a protrarre il benessere del cuore per tutta la vita”.
Quelli da lei espressi sono concetti e raccomandazioni di fondamentale importanza, ma forse all’orizzonte si intravede una prospettiva nuova, qual è quella di andare oltre le “ripetita iuvant” e di inaugurare, o meglio rinsaldare, una nuova era. E torniamo ad avvicinarci al progetto Gemelli CUORE …
“Vede, oggi sta assumendo un rilievo via via maggiore la modalità con cui noi curiamo il paziente. La medicina moderna si è sviluppata intorno all’architrave del sapere, perché più si conoscono le malattie, più si riescono a curare. Questa convinzione, maturata nel lungo periodo, ha determinato lo sviluppo di una medicina iper-specialistica, tant’è che, se oggi entriamo in un grande ospedale, ci imbattiamo in una miriade di reparti separati nell’organico e nelle strutture. Ogni reparto è dedicato a una specifica specialità e contiene, al suo interno, l’insieme delle competenze e delle risorse necessarie per la cura di un organo o di una parte dell’organo. Se pensiamo, per fare un esempio pratico, alla cardiologia, ci accorgiamo che il cardiologo, in quanto tale, non esiste più. Esiste l’elettrofisiologo, l’ecocardiografista, il cardiologo interventista e, di seguito, altre figure iperspecialistiche. Ed è anche per questa evoluzione della medicina in una direzione iper-specialista che la modalità di cura diventa fondamentale. Oggi come oggi, non solo negli ospedali del nostro Paese, ma anche in quelli di tutto il mondo cosiddetto civile, la cura è frammentata, con il paziente che si deve spostare da un reparto all’altro e talvolta anche da un ospedale all’altro, per completare un percorso di cura, che peraltro incontra difficoltà e ostacoli a ogni piè sospinto, perché non esiste a monte un regista in grado suggerire le varie tappe e prefigurare una possibile sintesi conclusiva. Di fatto, è il paziente in prima persona, magari coadiuvato dalla famiglia e dal medico di base, il cui ruolo è peraltro sempre più limitato, a costruirsi il proprio percorso di cura. Nell’ambito di questo scenario, nel corso degli ultimi due decenni, si sono sviluppate le condizioni che hanno portato alla crisi profonda del Sistema Sanitario Nazionale, sancita dalla perdita della sostenibilità economica. La medicina frammentata, con i percorsi di cura separati negli step gli uni dagli altri, provoca fatalmente una spesa sempre maggiore e spesso fuori controllo, con annessa una fitta rete di sprechi e le ben note liste d’attesa. L’efficienza del sistema, se mai c’è stata, si è perduta nel corso degli anni. Quello che si sta tentando di fare è trovare soluzioni tampone per arginare le falle apertesi in un modello di cura divenuto obsoleto, cercando di mettere qualche miliardo in più nella finanza dedicata, immettendo, qua e là, più medici, che sono sempre meno anche per la continua fuga verso altri Paesi, o creando nuove realtà nel territorio, le case di comunità, nella convinzione di poter risolvere il super afflusso nei centri ospedalieri urbani o nei pronto soccorso. È uno scenario che ha le pile scariche e non per colpa di qualcuno in particolare, ma perché dal 1978, anno di nascita del Sistema Sanitario Nazionale, è passato quasi mezzo secolo. E in questo prolungato lasso di tempo, abbiamo oltretutto assistito ad un invecchiamento progressivo della popolazione e alla conseguente crescita dei bisogni di salute e, parallelamente, a un progressivo impoverimento della società”.
Il progetto CUORE può indicare la strada nuova della rinascita complessiva del sistema?
“Il progetto CUORE ha un nome, che è anche l’acronimo inglese di Cardiovascular Unique Offer ReEngineered, a indicare, sin dalla denominazione, una modalità di cura innovativa. Il nostro intento è, infatti, quello di risolvere a monte l’origine dei problemi che abbiamo passato in rassegna, riferiti a un modello basato essenzialmente sulle prestazioni. Noi vogliamo capovolgere il paradigma nella cura oltre le frammentazioni inutili ed arrivare direttamente alla persona malata, mettendola al centro dell’approccio diagnostico e terapeutico, attraverso percorsi clinici multidisciplinari condivisi, in continuità assistenziale all’interno dell’ospedale, ma anche con il territorio. Questo modello di cura innovativo è partito nel Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli da alcuni anni e abbiamo già constatato con valutazioni scientifiche pubblicate, i vantaggi che comporta sia in termini di qualità delle cure, sia in termini di sostenibilità e di efficacia. A partire da questi segnali più che incoraggianti, abbiamo pensato a un progetto, che potesse accogliere in un unico luogo le competenze, in primis le quattro specialistiche, e le risorse, che servono per curare le malattie cardiovascolari. È da questa idea che nasce CUORE, una struttura assolutamente innovativa che racchiude il nuovo modo di curare. Una struttura che, per come è stata concepita e progettata, si propone come un modello di ospedale del futuro che non sarà solo un luogo concentrato di tecnologie d’avanguardia o solo un ambiente accogliente, ma una struttura dove la persona malata è al centro di un itinerario di cura e dove tutti gli specialisti necessari sono intorno. Questa unicità ambientale ha due essenziali vantaggi. Il primo è la qualità della cura, perché migliora l’appropriatezza delle singole prestazioni riducendo gli sprechi e le attese. È un team di specialisti, e non un singolo specialista, a decidere quale sia la cura migliore. Il secondo vantaggio, e forse è questo l’aspetto ancora più importante e innovativo, è che tutto quello che circonda la cura in termini di approccio umano, a partire dalla presa in carico psicologica, emotiva e relazionale della singola persona malata, trova linfa e spazio vitale in una struttura pensata per tutto questo, come è quella che nascerà. In questi ultimi anni si parla molto negli ospedali di “Riumanizzare la Cura” come se i curanti e i luoghi fossero diventati disumani… La Medicina “Umana” è quella che mette la persona malata al centro delle cure con un modello organizzativo diverso dall’attuale per l’erogazione dei servizi sanitari. A questo proposito invito a seguire la grande iniziativa in questo ambito che il Prof. Massimo Robiony dell’Università di Udine sta portando avanti con passione e grande successo. Come Medico e Professore Universitario ha creato La Carta Di Udine per l’Umanizzazione delle Cure con un Master per l’insegnamento alle nuove generazioni; di recente ha indetto gli Stati Generali per l’Umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo riscuotendo grande successo e seguito in tutti gli ambienti sanitari e universitari. Tornando a noi, il progetto CUORE è un progetto ambizioso e primariamente innovativo. La logica di cura è già stata sperimentata con successo, ma moltiplicherà la propria efficienza, una volta inserita in una struttura pensata proprio per contenere il nuovo modello basato sulla complessità della persona malata”.
Non siete soli in questa straordinaria impresa…
No assolutamente e queste progettualità non possono essere promosse da singoli. Il progetto CUORE è l’esempio e la sua realizzazione è stata resa possibile da due grandi Istituzioni: da una parte la Fondazione Policlinico A. Gemelli insieme all’Istituto Toniolo e l’Università Cattolica e dall’altra da Fondazione Roma, da sempre all’origine di progetti unici nel campo socio-sanitario. I lavori partiranno questa settimana. I tempi di realizzazione previsti sono due anni e mezzo. Considerando anche tutti i necessari collaudi, stimiamo che questa nuova realtà prenderà forma e comincerà a funzionare nel giro di tre anni”.
Oltre alla dimensione architettonica, avete pensato anche alla cornice ambientale?
“Lei anticipa quello che le stavo per dire. Proprio nella visione olistica della presa in carico del paziente con tutte le sue esigenze, non solo quelle legate all’organo malato, ma anche psicologiche ed emotive. Confagricoltura ha deciso di aiutarci a sviluppare quella filosofia del verde che riteniamo non meno importante della struttura urbanistica. Il building sarà infatti ecosostenibile circondato da un parco botanico terapeutico di 15000 metri quadrati, dove i pazienti convalescenti e le famiglie potranno trovare, nel contatto con la natura, quella serenità, che è parte integrante della cura, perché l’ansia e la depressione accompagna ogni malato nel percorso di malattia e guarigione”.
Un modello che si propone come unico nel panorama non solo nazionale, ma anche internazionale…
“È un modello senza eguali in Italia. Ce n’è solo uno molto simile, ispirato come il nostro alla centralità della persona, ed è il Karolinska Institut in Svezia. Il nostro auspicio è che questa nostra opera, del tutto innovativa, possa essere replicata in futuro nella sanità pubblica di tutte le regioni così da contribuire a quel cambiamento complessivo nella Sanità, portando il nostro Sistema Sanitario Nazionale fuori dal tunnel della crisi”.
Mi tolga un’ultima curiosità. Dove sorgerà la nuova struttura, destinata a scrivere il primo fondamentale capitolo di una storia destinata a rivoluzionare la sanità pubblica italiana?
“CUORE sorgerà all’interno del campus del Gemelli di fronte al Pronto Soccorso e sarà collegato con il resto dell’Ospedale per dare continuità nell’assistenza ai malati con percorsi di cura personalizzati e integrati”.

