Intervista esclusiva di Antonello Sette alla dottoressa Maria Maddalena Bitondo, Responsabile U.O.S. Terapia Intensiva e Rianimazione Ospedale Infermi di Rimini
Dottoressa Bitondo, lei ha più volte utilizzato nel reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale di Rimini, di cui è responsabile, il sistema CoughSync della BMC Ruxin, distribuito in Italia dalla VE.DI.SE. Hospital. Una novità destinata a rivoluzionare, da quel che capisco, le prospettive cliniche di tantissimi pazienti. Può precisarci quali sono gli ambiti di applicazione della nuova macchina respiratoria?
“Il dispositivo CoughSync è una macchina che ha lo scopo di simulare il riflesso della tosse nei pazienti critici sin dalle prime fasi del supporto respiratorio. La particolarità di questa macchina della tosse è che può essere utilizzata in corso di ventilazione meccanica invasiva, evitando, quindi di deconnettere il paziente dal circuito di ventilazione, e limitando al massimo le problematiche collegate al dereclutamento alveolare (cioè alla perdita di pressione che si verifica interrompendo la ventilazione) e alle manovre traumatiche e invasive di broncoaspirazione e broncoscopia”.
I risultati ottenuti hanno corrisposto alle aspettative?
“Abbiamo sperimentato il nuovo dispositivo ormai da alcuni mesi e il nostro giudizio è positivo. È di facile applicabilità e ha un ottimo profilo di sicurezza”.
Quali sono i benefici apportati nello specifico dal sistema CoughSync?
“Questo sistema consente di praticare sin da subito l’assistenza alla tosse, limitando al massimo gli inconvenienti collegati all’atelettasia e all’accumulo di secrezioni bronchiali, che possono favorire l’insorgenza di polmoniti associate al ventilatore. La nostra casistica mostra che il sistema CoughSync ha ridotto i tempi di ventilazione meccanica favorendo, in alcuni casi, il weaning, ovvero la separazione dei pazienti dal ventilatore. La grande novità rispetto alle altre macchine è che può essere utilizzata in serie con il circuito di ventilazione meccanica, senza, quindi, interromperla, e iniziando sin dalle primissime fasi dell’insufficienza respiratoria”.
Che cosa significa “senza deconnettere il paziente”?
“Significa che il circuito del ventilatore meccanico non viene staccato dal tubo orotracheale o dalla tracheotomia, e la terapia ventilatoria in corso non viene modificata, cosa inevitabile con le macchine delle tosse utilizzate in modalità non invasiva e con le broncoscopie”.
Al di là di tutte queste benemerenze, immagino che il nuovo dispositivo consenta una riduzione dei tempi di degenza e i costi di gestione?
“Su questo aspetto sono in corso diversi studi clinici. L’obiettivo è, per l’appunto, quello di ridurre le giornate di degenza, grazie alla significativa limitazione delle complicanze legate alla ventilazione meccanica, quali, in particolare, le polmoniti associate al ventilatore. Per quanto riguarda i costi, la minore necessità di manovre di broncoscopia di toilette per rimuovere le secrezioni bronchiali, e il numero inferiore di aspirazioni eseguite dal personale infermieristico, depongono a favore di una riduzione complessiva della spesa. Senza considerare, ed è una peculiarità forse ancora più importante, il maggior comfort per il paziente, che rimuove in maniera più fisiologica le secrezioni simulando la tosse naturale ed è sottoposto a un minor numero di procedure invasive”.
Da quello che lei ha spiegato, devo dedurre che d’ora in poi il sistema CoughSync, distribuito in Italia dalla Ve.Di.Se. Hospital, sarà utilizzato con continuità…
“Attualmente noi lo stiamo utilizzando su tutti i pazienti per cui il medico ritiene necessario ridurre il più possibile il quantitativo di secrezioni e incentivare la tosse. Per il futuro sarebbe auspicabile che l’utilizzo del nuovo sistema diventasse di routine nelle nostre terapie intensive, perché l’impiego di questo nuovo tipo di macchine consente di iniziare sin da subito, e con successo, una parte della fisioterapia respiratoria, anche in assenza di personale dedicato”.

