Intervista esclusiva di Antonello Sette a Lucia Villa, specializzata in Dermatologia, Tricologia e Venereologia

Dottoressa Villa, è arrivata l’estate, la stagione in cui ci si espone al sole anche perché così fan tutte e tutti…

“Il sole non serve solo a cambiare il colore della nostra pelle, ma è anche benefico e curativo. Quando un tempo la gente andava al mare, pensava a una sorta di cure termali aperte a tutti e a buon mercato. Il sole fa bene perché attiva la vitamina D ed è a suo modo un potenziale toccasana per le ossa e per l’osteoporosi. Assumerlo è cosa buona e giusta anche perché con il sole molte malattie dermatologiche hanno un concreto e visibile miglioramento. Penso alla psoriasi, alla dermatite atopica e a quella seborroica”.

Al sole ci scopriamo anche più aperti alla vita…

“Sì, perché il sole interferisce anche sull’umore. Molte persone ritrovano esponendosi al sole la voglia di agire e di andare incontro alla vita con spirito positivo. Si aprono all’esterno, laddove in inverno si erano chiusi in sé stesse e rischiavano di precipitare nella depressione. Il sole aiuta, quindi, anche a socializzare, perché ha un impatto sulla produzione di serotonina, il neurotrasmettitore del benessere e del buonumore”.

Ma esiste anche il rovescio della medaglia. Il sole può anche risultare dannoso e, da benefico, trasformarsi in un maleficio…

“Il sole può provocare alla pelle danni, sia acuti, come nel caso delle scottature, sia cronici, legati all’invecchiamento, alle rughe e, purtroppo, anche all’aumento dei tumori della pelle”.

E, quindi, attenti al sole…

“Il sole, non dobbiamo dimenticarlo mai, va preso con le dovute precauzioni, a partire dall’applicazione delle creme solari. Ma, prima ancora, ci sono dei miti da sfatare. Molto spesso chi viene da me in ambulatorio, ha dentro di sé un retropensiero duro a morire. Pensa che cospargersi di una crema solare equivalga a impedire l’agognata abbronzatura. Niente di più falso. La crema solare ci fa abbronzare, ma in sicurezza, proteggendo la nostra pelle non solo dai danni del Cronoaging, ovvero dell’invecchiamento precoce, ma anche a livello di prevenzione dei tumori della pelle. Noi sappiamo che alcuni tumori della pelle, a partire da quelli collegati alle cellule della pelle, i cheratinociti, sono più presenti a livello percentuale sulla cute dei marinai e dei contadini, ma anche il melanoma, che si sta diffondendo sempre di più in tutto il mondo sino a divenire la seconda causa di morte dopo il tumore al polmone. Anche in questo caso l’esposizione al sole brusca e intermittente va considerato un fattore sfavorente”.

È così per tutti, senza differenze?

“No, esistono i fototipi. Le persone con i capelli rossi, la pelle e gli occhi chiari subiscono più danni dall’esposizione ai raggi solari di quelli con la pelle, gli occhi e i capelli scuri, che si abbronzano con più facilita e non si scattano mai. Voglio ricordare, a proposito delle differenze, che le scottature prese da bambini hanno un peso specifico negativo che si prolunga per tutta la vita. Più di cinque scottature, accumulate a quella età, aumentano del cinquanta per cento il rischio dei tumori della pelle. I bambini, come del resto anche le persone anziane e chi, a rescindere dall’età, assume antibiotici, farmaci per il cuore, chemioterapici, deve prestare una particolare attenzione, perché i rischi di effetti collaterali è più incombente”.

Abitualmente le creme protettive vengono spalmate sul corpo, quando, una volta arrivati sotto l’ombrellone, ci si disfa dei vestiti e si resta in costume…

“È sbagliato. La crema andrebbe applicata prima di andare sulla spiaggia, perché una crema non resistente all’acqua con il sudore scivola via e perde la sua efficacia. Un altro mito da sfatare è quello secondo il quale tanto più è alto il fattore di protezione meno mi abbronzo. Non è vero. Ti abbronzi allo stesso modo, ma non rischi i danni che il sole può provocare”.

Oggi come oggi la stragrande maggioranza delle famiglie arriva si in spiaggia dopo le 11 e vi rimane no stop fino al pomeriggio inoltrato…

“Sbagliatissimo anche questo. Sono uscite di recente le linee guida pediatriche, che vanno in una direzione precisa. I bambini sotto i due anni non dovrebbero mai restare sotto sole oltre le 11 del mattino. E, aggiungo io, anche gli anziani, che rischiano disidratazione e abbassamenti pressori, dovrebbe assolutamente evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, ma andare a casa e semmai tornare in spiaggia dopo le 16, quando il sole non è a picco e la temperatura si è rinfrescata. E arriviamo all’ultima leggenda metropolitana da sfatare: più ore sto al sole, più mi abbronzo. Anche in questo caso le cose non stanno così. Scendere in spiaggia alle 8 del mattino e restarci impalati fino al tramonto non ci regala di per sé la tintarella che avevamo sognato. L’abbronzatura è geneticamente determinata. Ci sono persone che nascono con tanta melanina e in due giorni si abbronzano e altre, invece, che stanno tre mesi al mare e più di tanto non ottengono. Dobbiamo, quindi, considerare il nostro fototipo e, a partire da questa caratteristica innata, esporci al sole in maniera più o meno graduale. Con tutte le precauzioni che sono necessarie per non trasformare un piacere benefico in un vortice di spiacevolissime controindicazioni e conseguenze dannose, anche gravi”.

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