Negli ultimi anni la medicina e chirurgia estetica hanno fatto passi da gigante, proponendo innovazioni continue e nuove procedure sempre più performanti.  Approfondiamo questi temi con Giorgio De Santis, past president SICPRE – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica – e Professore Ordinario di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia; dirige inoltre presso il Policlinico di Modena anche l’omonima struttura complessa.

Cominciamo da una panoramica sulla SICPRE, di cui lei è stato Presidente, che di fatto è la casa degli specialisti in chirurgia plastica. Cosa significa farne parte e qual è il valore aggiunto per un associato?

La SICPRE è una società scientifica, accreditata al ministero della Salute, che da ormai diversi decenni riunisce tutti i chirurghi plastici specialisti in Italia, che si occupano di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. La chirurgia ricostruttiva – se vogliamo – è la più “nobile” delle tre aree perché è la branca che interviene dopo patologie importanti come tumori o amputazioni; la chirurgia estetica è invece quella più nota al grande pubblico e riguarda il perfezionamento degli inestetismi fisici. Purtroppo ancora oggi la chirurgia plastica è più conosciuta per l’aspetto estetico che ricostruttivo, ma quest’ultima ha un valore inestimabile poiché si basa su un vero e proprio “artigianato tecnico manuale”. Gli specialisti del settore si riuniscono annualmente nel congresso nazionale SICPRE e in quella sede avviene uno scambio reciproco ed un confronto sulle principali novità, ma nell’arco dell’anno si svolgono anche altri eventi congressuali, durante i quali si trattano tematiche specifiche. Tra gli altri ne sto organizzando uno per il 3-4 maggio prossimi a Rimini dal titolo “Tutto il grasso minuto per minuto”, parafrasi di una nota trasmissione sportiva, che servirà a sviscerare il tema “grasso” da ogni punto di vista, sia volumetrico che rigenerativo; ce ne occuperemo a 360 gradi grazie agli interventi di scienziati e di referenti delle diverse discipline scientifiche, dai chirurghi plastici e ricostruttivi fino ai reumatologi, ortopedici, ginecologi. Questo perché ci siamo resi conto che il grasso, che da sempre consideravamo un elemento “di serie b” rispetto ai tessuti che compongono il corpo, è una fonte preziosissima di cellule ed inoltre, contenendo una percentuale elevata di cellule staminali o pluripotenti, non ha solo la caratteristica riempitiva, ma ha una forte tendenza rigenerativa.

Un percorso, quello della chirurgia plastica ed estetica, che va affrontato con consapevolezza ed attenzione, soprattutto in un momento in cui il ricorso a questi tipi d’intervento è in aumento e le offerte di trattamenti di chirurgia estetica si moltiplicano. Perché affidarsi ad un professionista?

Questa è proprio la battaglia che la SICPRE combatte da sempre! Non vogliamo porci come i detentori della disciplina e della verità, ma vogliamo sottolineare che questa è una specializzazione universitaria di 5 anni continuativi dunque parliamo di un bagaglio culturale complesso e lungo, che non può essere paragonato alla preparazione di chi frequenta un corso di 10 o 15 giorni. Per la cittadinanza purtroppo non è sempre chiara la differenza tra i due percorsi, ma è bene ricordare che non è mai vincente scegliere scorciatoie che possono rivelarsi pericolose per la salute.  Purtroppo non c’è una normativa nazionale, che vieta a chi non è specialista di usare protesi mammarie o avventurarsi in interventi di chirurgia estetica, e per questo si può cadere in tranelli pericolosi. Per questo l’unica arma che abbiamo a disposizione, come società scientifica che tutela gli specialisti, è diffondere la seguente nozione: le persone che devono sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica lo devono considerare come qualsiasi intervento di chirurgia e pertanto è fondamentale affidarsi ad uno specialista. Da tempo cerchiamo di ribadire a gran voce questo concetto, onde evitare le conseguenze che spesso leggiamo sui giornali, come complicazioni importanti (ad esempio embolie o insufficienze respiratorie) per non citare casi ancora più gravi.

Lei è Professore Ordinario di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Quanto il settore sta investendo sul contributo scientifico degli specializzandi e dei neo specialisti, che rappresentano il futuro della categoria?

Io sono direttore da 20 anni della scuola di specialità di Modena e parlo a nome anche degli altri 16 direttori delle scuole italiane: i protocolli sono molto uniformati ed esiste un “libretto evolutivo graduale” che dice esattamente come deve formarsi lo specializzando il primo anno (attività chirurgiche minori) e man mano negli anni successivi con pratiche sempre più complesse. Penso al laboratorio di micro-chirurgia di Modena, che ho allestito con i fondi governativi, ma anche al cadaver-lab, che ad oggi rappresenta la forma più avanzata di formazione e consente un’importante riduzione del gap tra l’apprendimento delle tecniche d’intervento e la loro applicazione in sala operatoria.

Ci piacerebbe infine fare un passaggio con Lei anche sul valore psicologico di questo tipo d’interventi, dietro i quali spesso si cela un disagio interiore… Quando parliamo di “uso” e non di “abuso” gli interventi di chirurgia estetica sono assolutamente legittimi ed utili, poiché consentono di migliorare parti del corpo con inestetismi evidenti, che possono generare un disagio psicologico nella persona. Si tratta di situazioni realisticamente non effimere, che io definisco “chirurgia sana”, ben diverse dalla chirurgia “non sana”, che ci pone di fronte a formule quasi cinematografiche, che non restituiscono un’immagine di serietà professionale nei confronti della chirurgia estetica e che portano anche ad un maggior numero di complicanze. La vera chirurgia estetica di fatto non si vede, non balza all’occhio, è una chirurgia discreta e non ha nulla a che vedere con quelle estremizzazioni che sempre più spesso compaiono sui social o in tv. Per quanto riguarda la chirurgia ricostruttiva viviamo in una società che ha superato i confini della disabilità; una volta si accettava la mutilazione. Oggi si pone finalmente l’accento sulla grande dignità della persona, sul valore della sua vita, sull’importanza di sentirsi a proprio agio nel proprio corpo.

SaluteIn

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