Intervista esclusiva di Antonello Sette a Maurizio Genuardi, Professore Ordinario di Genetica Medica all’Università del Sacro Cuore e Presidente dell’Associazione Italiana Familiarità Ereditarietà Tumori

Professor Genuardi, è finalmente e definitivamente accertato che il cancro ha a che fare con la genetica e, in molti casi, con le cosiddette modificazioni epigenetiche?

“Sì, è ormai assodato da tempo che il cancro è una malattia genetica, che si sviluppa all’interno di un organismo, a seguito di cambiamenti del DNA, le cosiddette mutazioni, che provocano un malfunzionamento dei sistemi di controllo della vita delle cellule. Le alterazioni riguardano in questo caso le cellule somatiche, che sono in pratica tutte le cellule dell’organismo, ad eccezione di quelle germinali, il cui patrimonio genetico viene trasmesso in linea diretta ai discendenti. Escludendo alcune forme, legate a una forte predisposizione ereditaria, le cause dei tumori sono molteplici. È coinvolto un insieme di fattori, che agiscono di concerto e molto spesso non sono identificabili nel singolo individuo malato. Non esiste quasi mai, tranne che in alcune rare forme ereditarie, un’unica causa scatenante. Alcuni dei fattori che concorrono all’insorgenza di un tumore, non sono modificabili, come i geni ereditati dai genitori o l’età biologica, mentre su altri è possibile intervenire, al fine di ridurre il rischio di contrarre la malattia”.

Che cosa sappiamo oggi più nello specifico?

“Oggi sappiamo che, oltre alle classiche alterazioni del DNA, che cambiano gli elementi chimici che ne sono alla base, nello sviluppo di un tumore entrano in gioco anche alcune alterazioni che, pur non modificando la sequenza del codice genetico, hanno un impatto significativo sul normale funzionamento dei geni, attivandone alcuni e reprimendone altri, così da causare, in alcuni casi, la crescita cellulare incontrollata tipica dei tumori. Queste modificazioni, chiamate epigenetiche, sono osservabili in diversi tipi di tumore e consistono, principalmente, nell’aggiunta o nella perdita di due tipi di piccoli gruppi chimici, chiamati metili e acetili, che sono attaccati al DNA o alle proteine con cui questo è a stretto contatto. In molti tumori vi sono geni, che presentano eccessi o difetti nella metilazione o nell’acetilazione. Abbiamo capito che in questi specifici casi è possibile intervenire farmacologicamente per modificare queste anomalie, ripristinando così una situazione di normalità. La differenza tra alterazioni genetiche ed epigenetiche è di fondamentale importanza. Le mutazioni genetiche sono per loro natura irreversibili, mentre le alterazioni epigenetiche possono essere corrette, grazie a trattamenti farmacologici specifici, che sono stati in parte già utilizzati su un numero significativo di pazienti, in particolare affetti da neoplasie ematologiche”.

Lei ci sta dicendo che una cura epigenetica di molte forme di tumori è già concretamente possibile?

“Una cura epigenetica assolutamente sì. Ci sono già in questo senso approcci, che la prevedono espressamente. Le molecole che agiscono sulle modificazioni epigenetiche sono anche chiamate epifarmaci”.

I farmaci, già in uso per i tumori legati alle alterazioni epigenetiche, sono idonei ad aggredire il male?

“Ci sono alcuni farmaci epigenetici, come ad esempio l’azacitidina, utilizzati soprattutto per alcuni tipi di leucemie, che indubbiamente funzionano. Ci sono anche altri approcci epigenetici, basati sull’uso di piccole molecole scoperte di recente, denominate microRNA, che sono delle chiavi di volta deputate a modificare il funzionamento dei geni, attivandoli o, più spesso, disattivandoli. È questa un’altra concreta speranza sul fronte della battaglia contro il cancro, al momento solo proiettata su uno scenario futuro più o meno prossimo”.

Si può sfruttare l’epigenetica per la prevenzione dei tumori?

Si è visto che le modificazioni epigenetiche si osservano nel tempo anche in tessuti normali dell’organismo e sono correlate con l’età. L’incremento delle alterazioni epigenetiche determinate dall’età potrebbe, almeno in parte, spiegare la ben nota relazione fra incidenza dei tumori e il progredire degli anni. Sappiamo che la probabilità di ammalarsi di cancro cresce in modo esponenziale con l’aumentare dell’età. Non sappiamo, però, ancora quali siano i fattori che determinano le modifiche epigenetiche che si susseguono nel tempo. Alcuni elementi fanno pensare a un ruolo diretto della dieta, quantomeno nei tumori del tratto gastrointestinale, ma il meccanismo biologico, che è alla base di questa correlazione, deve ancora essere chiarito”.

SaluteIn

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