Intervista esclusiva di Antonello Sette a Paolo Dalla Villa, Medico Veterinario, Rappresentanza Sub-Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (WOAH) in Bruxelles, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” – Teramo

Paolo Dalla Villa, perché è importante la dimensione animale nella visione olistica della One Health?

La visione olistica One Health, basata sulla concezione secondo cui esseri umani, animali e ambiente sono inestricabilmente connessi e che la ricerca del punto di equilibrio tra benessere umano e degli altri animali, sostenibilità economica e ambientale possa essere raggiunta solo a patto di rispettare tutte le specie e agire attraverso l’integrazione di discipline diverse, è antica e allo stesso tempo attuale. Questo approccio è oramai largamente riconosciuto su scala locale, nazionale e globale, per scongiurare i rischi connessi alla precarietà di tale equilibrio e affrontare i bisogni delle popolazioni più vulnerabili, sulla base dell’intima relazione tra la loro salute, la salute degli animali e dell’ambiente di vita comune. L’epoca in cui viviamo – definita negli anni ‘80 come “Antropocene” – è caratterizzata da cambiamenti di proporzioni enormi e senza precedenti. I sintomi più evidenti sono la rapida scomparsa di specie animali e il conseguente declino della biodiversità, un prospettato aumento di eventi pandemici e il repentino peggioramento delle condizioni climatiche. L’approccio One Health mira a migliorare la salute e il benessere degli animali, la salubrità e la sicurezza delle produzioni agro-zootecniche e la salute pubblica, attraverso il lavoro di diverse figure professionali in grado di operare insieme in un’ottica preventiva.

Quali sono le principali criticità del nostro tempo?

Tra le tematiche più rilevanti vanno sottolineate quelle collegate allo sviluppo del settore agro-zootecnico e alla sicurezza alimentare, la lotta alla resistenza antimicrobica e il controllo delle zoonosi: vale a dire le malattie degli animali trasmissibili all’uomo mediante vettori biologici, alimenti o contaminazioni ambientali. Questo ultimo punto rappresenta una delle maggiori sfide legate alla complessità della nostra epoca. Negli ultimi 50 anni la popolazione umana è raddoppiata, passando da circa 3,7 a circa 7,8 miliardi. Si stima che ogni anno vengano allevati circa 50 miliardi di animali terrestri e acquatici per soddisfare la crescente domanda di proteine alimentari. Con questa rapida espansione sempre più persone vivono a stretto contatto con la fauna selvatica, il bestiame e gli animali domestici, il che crea crescenti opportunità per le malattie zoonotiche di superare i normali confini geografici e biologici, dando vita al cosiddetto “spillover”. Si stima, altresì, che il 75% delle malattie infettive emergenti associate a virus possieda un’origine animale. Le epidemie come Ebola e COVID-19 hanno avuto un enorme impatto sociale, fortemente distruttivo per le economie locali e globali. Ad incrementare le possibilità che eventi simili si verifichino sempre più spesso, giocano un ruolo fondamentale le attività antropiche a scapito dell’ambiente. Deforestazione, allevamento intensivo disattento all’impatto ambientale e ai principi di biosicurezza, così come cattura, caccia e traffico illecito di animali selvatici, non fanno che creare le perfette condizioni per la diffusione di “nuovi” batteri o virus dannosi per la salute umana e per quella animale.

Che cosa si può fare per scongiurare l’annunciata apocalisse sulla salute e sulla stessa sopravvivenza di ogni essere vivente, comprese tutte le specie animali che abitano il pianeta?

L’arrivo inatteso del virus SARS-CoV-2 ci ha fatto capire in modo chiaro che la nostra salute dipende strettamente da quella di altre specie. Vi è dunque un’unica salute, intesa come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”, che trova origine e forza in quella di altri esseri animali, umani e non umani, delle piante e degli ecosistemi. Tutti profondamente interconnessi. L’impegno a preservare la “salute unica” su scala internazionale si è concretizzato nel 2021 con il rafforzamento dell’alleanza strategica tra le Agenzie delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Ambiente (UNEP), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (WOAH), al fine di rispondere efficacemente alle nuove minacce per la salute globale attraverso forme di sviluppo sostenibile. L’alleanza intende promuovere un approccio One Health multisettoriale e transdisciplinare nel quale assumono un ruolo fondamentale le professioni sanitarie, in particolare la componente veterinaria, mirato allo sviluppo di programmi, politiche, leggi e ricerche, in cui esperti di ambiti diversi comunicano e lavorano in maniera sinergica con l’obiettivo di migliorare la salute pubblica. Resta però essenziale consolidare la consapevolezza di cittadini e consumatori che la nostra salute è legata indissolubilmente a questa visione e che il contributo individuale è il presupposto fondamentale per un pieno raggiungimento di questi obiettivi. Tali premesse hanno spinto l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo a organizzare un grande evento internazionale, One Health Award (www.onehealthaward.it), dedicato alla rivoluzione “One Health – One Earth”, nel quale studiosi, opinion maker, esponenti delle istituzioni, protagonisti della cultura e del mondo della comunicazione portano al centro del dibattito pubblico l’urgenza di un cambiamento di mentalità e prospettiva per affrontare le nuove sfide. La salute del pianeta è un bene comune da proteggere: spetta anche a noi veterinari prenderne atto, assumerne la piena responsabilità e mettere in campo tutte le azioni per contribuire concretamente a rendere il pianeta dei nostri figli più sano e vivibile”.

SaluteIn

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