Intervista esclusiva di Antonello Sette a Luca Ramenghi professore straordinario di Pediatria all’Università di Genova e Direttore UOC Patologia Neonatale e Dipartimento Materno Neonatale IRCCS Giannina Gaslini

Professor Ramenghi, perché la salute umana è strettamente collegata a quelle dell’ambiente e degli animali?

“È facile intuire la relazione tra inquinamento cronico e sviluppo di malattie dell’adulto cardiovascolari, polmonari ed oncologiche, ma in un bambino, in un neonato o addirittura in un feto, cosa si rischia  e che segni si lasciano per il futuro?

Sta qui l’essenza della medicina fetale e della pediatria. Si rischia un danno, che poi rimane per sempre. L’ambiente può influenzare anche la genetica. Oggi possiamo misurare l’incidenza di questi problemi di salute grazie al GBD (Global Burden of Diseases), della fondazione Melinda e Bill Gates. Pensi che dopo infarti, ictus, patologie respiratorie e diabete tipo 2, la patologia che incide nel mondo, più delle altre è la prematurità. Questo fa molto riflettere chi fa il mio mestiere”.

In buona sostanza che nesso c’è tra One Health e prematurità?

“Oggi le parlerei in primis di inquinanti nell’aria, poi delle modifiche che ne derivano come l’ epigenetica (si possono modificare i telomeri, piccole parti di DNA che l’ambiente influenza) e poi delle famose sostanze EDC (Endocrine Disrupting Chemicals) ad esempio i pesticidi come il vecchio DDT, per finire con le microplastiche, forse ancora poco studiate. C’è crescente evidenza scientifica, che gli “air pollutant” comportino un rischio aumentato di nascere  pretermine o prematuri, che hanno si sempre meno esiti ma possono sviluppare una serie di complicanze tali da lasciare il segno per sempre. Nel nostro mondo occidentale solo il 7-8 per cento nasce prima della trentasettesima settimana gestazione (che definisce la prematurità, meno di 34 quella più rischiosa), ma in alcuni paesi, meno controllati per inquinanti, come il Malawi, si arriva al diciotto per cento di tutti nati. Certo, si nasce pretermine non solo per l’inquinamento ma questo rischio aggiuntivo è anche dei paesi più sviluppati. Le polveri sottili giocano un ruolo inaspettato, recenti studi dimostrano come  quelle  da usura dei freni e dei pneumatici della auto aumentino il rischio di prematurità in città come Los Angeles mentre in altri studi l’ozono atmosferico oltre alla prematurità aumenta rischio di basso peso alla nascita, anche generando ipertensione e diabete gestazionale”.

Che cosa cosa la preoccupa di più ? “Non sono sicuro di saperlo! Studio di più gli argomenti che già conosco e  mi appassionano. Mi dedico da sempre, oggi soprattutto con bravi giovani  collaboratori e tutto il Gaslini “che produce ricerca”, a capire cosa possa  danneggiare lo sviluppo dell’encefalo fetale e neonatale. Ultimamente stiamo studiando quanto la variabilità dei valori della glicemia nei neonati possa influenzare lo sviluppo cerebrale ed uno studio recente da colleghi del Colorado, mi ha davvero fatto pensare. Per loro l’esposizione a polveri come PM 2,5 e PM 10 ed ossido nitrico durante il primo periodo della gravidanza comportava un ritardo mentale in giovani bimbi con età da 6 a 36 mesi, dato peraltro già segnalato da precedenti studi. Non avevano studiato la variabilità glicemica di questi bimbi, ma dimostravano che l’insulto precoce sulle cellule fetali del pancreas in via di formazione comportava un iperinsulinismo, che influenza la glicemia ed un una alterazione dello sviluppo cerebrale fetale e conseguente ritardo mentale. Senza poi parlare del probabile rischio aggiuntivo del diabete di tipo 2. Mi piace chiudere con questa considerazione perché ripropone il principio e la nascita della DOHaD (Developmental Origins of Health and Disease), genialmente nata dall’osservazione del Professor Barker che per primo intuì come l’ambiente intrauterino potesse influenzare la salute del domani. Lui dimostrò che l’aumento del diabete di tipo 2, con più ictus ed infarti, nelle donne cinquantenni di Amsterdam degli anni 80 si ebbe perché moltissime di loro erano nate fortemente sottopeso a causa della denutrizione materna, nella città occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.  Oggi sappiamo bene che i cambiamenti climatici derivano dall’inquinamento, la vera malattia del pianeta. L’inquinamento ci modifica fin dall’inizio della vita, a partire dalla nostra vita fetale, ed è piuttosto triste poter seguire la contemporaneità delle diverse sostanze tossiche nell’alimento più importante del mondo, il latte materno. Negli anni 60 ci si trovava il pesticida DDT. Oggi anche le microplastiche”.

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