Intervista esclusiva di Antonello Sette al professor Liborio Stuppia, Rettore dell’Università di Chieti-Pescara

Professor Stuppia, On Health evoca una visione olistica della salute. Curare esclusivamente le malattie delle donne e degli uomini, come se fossero gli unici referenti del pianeta, è dunque una scelta miope e, in qualche misura, insensata?

“La salute umana non può prescindere da quella dell’ambiente e degli animali. Le modificazioni dell’ambiente, operate dall’uomo, possono incidere, anche pesantemente, sulla sua salute. Gli esempi sono innumerevoli. Cito, innanzi tutto, la  presenza, moltiplicatasi in modo inquietante nel corso degli ultimi anni, di sostanze che entrano sempre più spesso nei nostri circuiti alimentari, con effetti estremamente dannosi. Fra questi, primeggia una classe di sostanze, i cosiddetti interventi endocrini, che si trovano, da un lato nelle plastiche utilizzate quotidianamente per le bottiglie d’acqua e per i bicchierini del caffè e, dall’altro, negli spray, nei cosmetici e in tutta una serie di prodotti che noi usiamo comunemente. Anche i ritradanti del fuoco, che sono normalmente impiegati per proteggere i mobili, contengono sostanze endocrine”.

Come agiscono queste sostanze all’interno dell’organismo umano?

“Si è scoperto che queste sostanze hanno un effetto nocivo attravero un meccanismo particolare, quale è quello della disregolazione dell’attività di alcuni geni umani. Si era sempre erroneamente ritenuto che l’effetto dei geni e quello dell’ambiente si muovessero dentro campi diversi e indipendenti fra loro. Ora sappiamo che l’ambiente può direttamente modificare l’attività dei nostro geni, disregolarli e aumentare a dismisura il rischio di patologie”.

Quali patologie sono maggiormente esposte ai danni ambientali?

“Le interferenze endocrine hanno un ruolo attivo nella formazione dei tumori, soprattutto di quelli femminili della mammella e dell’ovaio. Più in generale, le modificazioni ambientali, di cui è colpevole l’uomo, hanno un’incidenza nefasta su tutte le patologie, che definiamo croniche non trasmettibili: il diabete, l’obesità, le e le malattie cardiovascolari. Il problema più grave e minaccioso è che queste modificazioni dell’attività dei nostri geni sono ereditabili dalla prole. Ci sono intere generazioni di bambini, che stanno nascendo con una suscettibilità sensibilmente maggiore a queste patologie. Il risultato è che abbiamo nel mondo trentacinque milioni di bambini sotto i cinque anni sovrappeso o obesi. È un numero che con si giustifica con il solo eccesso di alimentazione e va in gran parte addebitato alla sregolazione dell’attività dei geni, provocata dalle contaminazioni ambientali”.

La natura fuori controllo rischia, quindi, di mandare in tilt anche la nostra salute?

“È un effetto boomerang  catena. Noi abbiamo modificato l’ambiente che, di rimando, modifica l’espressione dei nostri geni, rendendoci inadatti alla sopravvivenza in un pianeta, che per colpa nostra non ha più le stesse fondamenta. Le conseguenze di questa nostra sopravvenuta inadeguatezza saranno devastanti da qui a pochi decenni. Si arriverà a una generazione di adulti obesa, diabetica e ipertesa, sin dall’infanzia. Nessun sistema sanitario al mondo potrà reggere l’urto se, come al momento appare inevitabile,  più di metà della popolazione dei Paesi sviluppati sarà affetta da malattie croniche non trasmettibili“.

Di  cosa c’è bisogno per fermare una deriva così drammatica? “È urgente un’inversione di tendenza. C’è bisogno di tornare a una alimentazione quanto più naturale possibile. Intervenire sugli stili di vita significa  intervenire prima ancora sull’ambiente. Credo che anche l’industria alimentare abbia un ruolo importante in un salto di qualità globale, che non è più rimandabile. La plastica, con cui sono confezionati gli alimenti con cui mangiamo, è un compagno di viaggio, di cui ci dobbiamo, giocoforza, liberarci. Non il solo, ahinoi”.

SaluteIn

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