Intervista esclusiva di Antonello Sette al Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica Anna Maria Bernini

La pandemia ha portato drammaticamente alla ribalta il tema del numero dei medici attivi nel servizio sanitario nazionale, mettendo, quindi, a giudizio di molti osservatori, in discussione l’utilità della conservazione di un numero chiuso per l’accesso alle Facoltà di Medicina. Qual è la sua opinione su questa attualissima questione?                   

“La maggiore apertura del corso di Medicina è sempre stato un obiettivo strategico di questo Governo e questa maggioranza. Per troppi anni le ambizioni e le aspirazioni di studenti e studentesse non sono state valorizzate ma deluse. Un errore imperdonabile che è pesato anche sul nostro Sistema sanitario nazionale e su milioni di cittadini. Abbiamo voltato pagina e deciso di puntare sui talenti e vocazioni dei ragazzi. Le rigidità del numero chiuso non erano più sostenibili”.

Come pensate di intervenire?

“Il percorso, perché di questo si tratta, è già intrapreso. E con convinzione. Il numero di accessi è stato ampliato di 4mila posti e seguiremo questa traiettoria consentendo di formare 30mila medici in più nei prossimi 7 anni aumentando le risorse finanziare destinate alle Università per continuare a garantire una altissima qualità della formazione. Ma sappiamo che non basta”.

Che cos’altro serve?

“Una riforma strutturale che cambi radicalmente il sistema di accesso. I quiz, così come l’esperimento Tolc, si sono rivelati opachi e ferraginosi. Inoltre, ha favorito un sistema di corsi di preparazione extra accademico costoso e spesso di scarsa qualità. Insomma, per troppo tempo abbiamo coltivato la frustrazione dei ragazzi e non il loro talento”.

Come cambierà l’accesso?

“Il Parlamento, con il pieno sostegno del mio ministero, sta esaminando un disegno di legge che supera il numero chiuso. Sarà consentito l’accesso alla facoltà di Medicina dove i ragazzi potranno seguire corsi accademici su materie caratterizzanti. Al termine di un primo periodo di studi, si sosterranno gli esami e in base all’esito si deciderà come proseguire la carriera accademica. Insomma, cambia la prospettiva. Al centro ci sono le vocazioni degli studenti che per troppo tempo sono state messe in secondo piano”.

SaluteIn

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