Intervista esclusiva di Antonello Sette al dottor Marco Di Nicola,

Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma

Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS

UOC di Psichiatria Clinica e d’Urgenza

Centro Psichiatrico Integrato per la ricerca, la prevenzione e la cura delle Dipendenze (CePID)

Dottor Di Nicola, quali sono attualmente i numeri e le tendenze delle dipendenze?

“Lo scenario delle dipendenze in Italia è progressivamente cambiato negli ultimi anni. La prevalenza è aumentata nelle fasce più giovani della popolazione, quali adolescenti e giovani adulti, e nel genere femminile. Tale tendenza ha subito un’ulteriore accelerazione durante il periodo pandemico. Il primo contatto con l’alcol e le sostanze diviene sempre più precoce: attualmente, l’età media si attesta fra i dodici e i tredici anni ed è piuttosto recente il caso di un coma etilico in un bambino di undici anni nella Regione Lazio. Le conseguenze sono significative in termini di salute fisica e, soprattutto, psichica, se consideriamo che il sistema nervoso di un adolescente, o di un giovane adulto, non avendo ancora completato il processo di neurosviluppo, risulta maggiormente vulnerabile agli effetti tossici delle sostanze.

Che cosa è accaduto più nello specifico nell’ambito delle cosiddette droghe?

“È continuato a crescere il consumo dei cannabinoidi e si osservano sia nuove modalità di assunzione di “vecchie” sostanze, come il binge drinking e la drunkoressia per l’alcol o il crack per la cocaina, sia la diffusione di “nuove” sostanze sintetiche, nonché l’uso ricreativo di farmaci da prescrizione. C’è anche da sottolineare come, in questo scenario in continua evoluzione, sia sempre più frequente l’abuso concomitante di alcol e sostanze, soprattutto tra i più giovani, con un maggiore rischio di interazioni e di conseguenze sullo stato di salute”.

Ci sono altre fattispecie di dipendenze, meno tradizionali, legate alle mode e a comportamenti sempre più diffusi?

Nell’ambito delle dipendenze comportamentali, il fenomeno della digitalizzazione è stato associato ad un incremento dell’uso problematico di Internet e dei videogiochi. Inoltre, ha contribuito a modificare l’approccio alle dipendenze più ‘tradizionali’, come il gioco d’azzardo patologico, che risulta sempre più caratterizzato da modalità online.

Che cosa possiamo fare per, se non risolvere, almeno arginare un fenomeno che ha gravi conseguenze, oltre che fisiche e psichiche, anche culturali e sociali?

Nonostante si tratti di problematiche di salute fisica e mentale complesse, curare le dipendenze è possibile, e molto può essere fatto anche a livello di prevenzione. L’approccio terapeutico dovrebbe sempre prevedere interventi psicoeducazionali, psicosociali e riabilitativi cui associare, nei casi maggiormente severi, trattamenti farmacologici o tecniche di neuromodulazione. È, inoltre, fondamentale il coinvolgimento di una rete familiare e sociale, laddove presente.

In termini di prevenzione, occorrerebbe potenziare gli interventi di informazione negli istituti scolastici e nelle Università, così come incentivare le campagne di sensibilizzazione mediante i mezzi di comunicazione più in uso tra i giovani. L’informazione dovrebbe essere il più possibile comprensibile e attraente e i personaggi pubblici con un ampio seguito mediatico potrebbero svolgere un ruolo di grande importanza in tal senso”.

SaluteIn

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