Il concetto di genere è stato introdotto negli anni ‘60 da R. Stoller e J. Money, medici statunitensi del Johns Hopkins Hospital di Baltimora.

In Italia la prima normativa in merito è la legge 3/2018 ed il successivo decreto applicativo del 13 giugno 2019.

L’OMS definisce la medicina di genere come ’’…lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona”.

Quindi, per prima cosa bisogna capire che il sesso fa riferimento alle caratteristiche biologiche di un individuo alla sua nascita, mentre il genere non è una distinzione naturale, ma culturale ed è, pertanto, appreso e non innato. Conseguentemente, la medicina di genere deve essere vista in senso multidisciplinare poiché sesso e genere influenzano complessivamente e diversamente, negli uomini e nelle donne, non solo sintomi e patologie, ma indirizzi preventivi, diagnostici e terapeutici.

Dal punto di vista organicistico, sin dal 1932 Nicholas e Barrow dimostrarono che la dose di barbiturici sufficiente a indurre sonno nelle femmine di ratto era la metà di quella dei maschi.

Eppure, negli scorsi anni ‘70 ancora si riteneva che non vi fossero differenze nella risposta ai farmaci basate sul sesso, non ostante fosse noto come per 8 su 10 dei farmaci ritirati dal mercato ciò avveniva per la comparsa di reazioni avverse nella donna. Bisogna arrivare al 2014 quando Clayton JA e Collins FS pubblicano una raccomandazione per l’uso bilanciato di animali di entrambi i sessi negli studi preclinici; infatti, farmacocinetica e farmacodinamica non sono uguali negli uomini e nelle donne.

Ad esempio, i farmaci lipofili, al contrario di quelli idrofili, nelle donne hanno un valore di distribuzione ed una emivita maggiore con conseguente maggior accumulo e possibilità di reazioni avverse esposizione-relate.

Gli ormoni sessuali (Nature Reviews, 16:337; 2016), le specificità cardiologiche (Stolarz AJ et al 2015), lediversità neurologiche (Risch, Neil, et al.  Jama 2009;301.23: 2462-2471; Serretti A , Lilli R, Lorenzi C, et Al- Molecular, 2002 – nature.com); la risposta immunitaria (Rubtsova K et al, JCI, 2015; Ngo ST et al, 2014;  Ortona E et al, 2016) specialmente durante la gravidanza (Robinson DP, Klein SL., 2012, Horm Behav) così come il microbiota (Robinson DP, Klein SL., 2012, Horm Behav; Yurkovetskiy et al. Immunity 2013) sono tutti fattori, per così dire ”organici”, che ci obbligano ad un diverso approccio tra uomini e donne.

Ma questa visione non è sufficiente per capire la complessità della realtà e, conseguentemente, bisogna attuare correttamente ogni necessario intervento che non può che essere multidisciplinare e multiprofessionale.

Ad esempio, un recentissimo studio, pubblicato su Social Science and Medicine relativamente alla disparità uomo/donna negli eventi avversi correlati ai farmaci, evidenzia come i fattori sociali di genere siano centrali  essendo legati a quattro fattori e cioè all’utilizzo dell’assistenza sanitaria, ai pregiudizi ed alle discriminazioni negli ambulatori, alla precedente esperienza di un evento farmacologico avverso ed a determinanti sociali e strutturali preesistenti relativamente alla salute. Sono stati analizzati oltre 37 milioni di registrazioni di eventi avversi tra il 2014 e il 2022 negli USA e si è visto che gli eventi avversi segnalati dalle donne sono più frequenti di quelli segnalati dagli operatori sanitari; viceversa, la differenza  sessuale è fortemente inferiore in caso di morte o ospedalizzazione. Inoltre, si è rilevato come gli eventi avversi sul piano estetico siano fortemente distorti nel sesso femminile, mentre gli eventi avversi che provocano disfunzioni sessuali siano distorti nel sesso maschile. Da ciò si evince come l’attenzione per la diversità di genere consente di identificare meccanismi e percorsi non biologici che contribuiscono alle disparità sessuali anche negli eventi avversi.

L’approccio alla medicina di genere non solo coinvolge clinici ed infermieri, sperimentatori, psicologi e farmacologi, ma necessita anche di particolare attenzione soprattutto da parte del complessivo management sanitario, ordinistico e dei formatori, oltrecchè delle necessarie risorse dedicate e, per ciò stesso, di iniziative coerenti da parte di chi impersona la funzione legislativa.

Dr. Salvatore Squarcione
Già Direttore Generale ASL RM 4
Clinical and Hospital Risk Manager

SaluteIn

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