Intervista esclusiva di Antonello Sette a Marcello Pozzi, Dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma

Dottor Pozzi, lei ha ogni giorno una grande missione da compiere. Deve provare a restituire a donne colpite e, in qualche misura martoriate da un tumore, l’immagine di prima, per farle superare, o almeno attenuare, un trauma che, oltre che fisico e psicologico, è anche vissuto come una condanna…

“Come chirurgo plastico ed oncoplastico, lavoro all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma dal 1994 dove, dal 2000, mi occupo al novanta per cento di mammella. Faccio parte della Breast Unit dell’Istituto, che è il gruppo multidisciplinare che si occupa della diagnosi e del trattamento del tumore della mammella, dal principio alla fine. L’oncoplastico è quella figura chirurgica, che si occupa sia della demolizione, sia della ricostruzione della mammella. Siamo un polo attrattivo anche per chi risiede fuori dalla Regione Lazio. Ci occupiamo intensamente anche del trattamento delle donne  con mutazione genetica, a volte molto giovani, che rappresentano circa il cinque/dieci per cento del numero totale dei tumori della mammella. Questo vuol dire che cinque/dieci donne su cento ereditano una mutazione. Alcune mutazioni espongono molto spesso le donne ad un alto rischio, sino al settanta per cento, di avere un tumore dell’ovaio o della mammella nel corso della propria vita. Queste mutazioni, peraltro, coinvolgono, seppure in una percentuale minore, anche gli uomini esponendoli a un aumento molto costante delle probabilità di contrarre nella vita un tumore alla prostata, al pancreas o allo stomaco. Le mutazioni configurano un mondo non ancora completamente esplorato e può capitare che una mutazione, una volta individuata, si riveli priva di effetti o a basso rischio.  Noi sospettiamo una mutazione nelle donne che contraggono un tumore molto giovani e nelle famiglie, dove ci sono stati più tumori, fra madri, figlie e zie, ma anche negli individui si sesso maschile. A questo punto si va a cercare la paziente, che ha suo carico una mutazione e da lì si approntano tutta una serie di controlli, che coinvolgono direttamente anche i suoi familiari stretti. Queste donne, soprattutto quelle più giovani, sono, ed è importante chiarirlo, mutate, ma non hanno ancora un tumore in essere. Il trattamento previsto per le donne giovani, che hanno una mutazione, è lo svuotamento della mammella e una ricostruzione immediata, mentre l’intervento all’ovaio è generalmente rimandato a quando avranno 35 anni e più, in modo che possano, nel frattempo, mettere al mondo uno o più figli. Ogni paziente è, naturalmente, un caso a sé e sta a noi della Breast Unit predisporre la migliore calendarizzazione possibile dei vari interventi o dei controlli stretti”

Quali sono i vostri risultati? Riuscite a tamponare tutte le falle fisiche e psicologiche?

“Gli esiti sono molto brillanti. Innanzitutto perché la paziente viene tenuta sotto osservazione stretta, evitando in questo modo, ad esempio, che il tumore all’ovaio, che è in assoluto uno dei più subdoli, si metastatizzi al peritoneo, con conseguenze ovviamente, molto più allarmanti. Una paziente, che entra in sala operatoria mutata, ma senza un tumore in atto, si trova, dal punto di vista psicologico, in una situazione completamente diversa da chi vi entra con un tumore conclamato. Fare una mastectomia bilaterale profilattica e, quindi, preventiva, su una mammella sana, riduce il rischio che la donna possa contrarre un tumore maligno nel corso della sua vita, all’incirca del 90 per cento”.

L’assenza di un tumore in essere attenua lo stato di angoscia nei giorni e negli attimi, spesso terribili, che precedono la mastectomia?

“Sicuramente l’intervento chirurgico, qualunque sia, rappresenta sempre un momento di ansia e timore nelle persone, ma in questo caso le aspettative sono molto più alte, paragonabili a quelli di estetica. Oggi, grazie alle nuove tecniche chirurgiche ricostruttive e all’alta tecnologia raggiunta dagli impianti protesici, riusciamo ad ottenere, nella maggior parte dei casi, risultati spettacolari. Le donne tornano dalla sala operatoria come prima o anche meglio di prima. Senza contare una più rapida riabilitazione psicofisica post operatoria, con il ritorno alla vita normale”.

SaluteIn

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