Intervista esclusiva di Antonello Sette alla professoressa Maria Giovanna Graziani, direttore UOC Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva del San Giovanni Addolorata di Roma
Professoressa Maria Giovanna Graziani, come si sta evolvendo l’attività di un’Unità Operativa Complessa, quale è quella che lei dirige?
“Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un cambiamento, radicale e generale nella gestione del malato gastroenterologico, caratterizzata da degenze molto brevi, perché il reparto è destinato esclusivamente ai pazienti in fase acuta. Cerchiamo di gestire tutti gli altri ambulatorialmente o tramite day hospital. Questo è un periodo fecondo di innovazioni, soprattutto a livello tecnologico, a partire dall’entrata in scena, a pieno regime, dell’intelligenza artificiale”.
Quali benefici sta producendo questa rivoluzionaria novità?
“L’intelligenza artificiale analizza le immagini in un modo così efficace, da arrivare a segnalarci, ad esempio, un polipo sfuggito alla nostra osservazione per le sue ridottissime dimensioni. Parlo ovviamente dell’endoscopia, perché, oltre ad avere un riscontro pratico immediato, ultimamente ha fatto veri e propri passi da gigante. Oggi siamo in grado di visualizzare anche delle piccolissime lesioni, di tipizzarle in corso d’opera e capire, già al momento della visione, se un polipo tumorale sia neoplastico severo o, invece, totalmente benigno. Spingendo un semplice pulsante, possiamo, in regione del colore che si accende, ricavare diagnosi molto più precise ed accurate. Con il beneficio di poter fare diagnosi precoci, a vantaggio del paziente e della sua presa in carico”.
Ci sono stati, contemporaneamente, progressi significativi anche livello operativo?
“Assolutamente sì. Oggi siamo in grado di fare cose che fino a poco tempo fa erano impensabili, come, ad esempio, chiudere fistole post chirurgiche ed enterogene, e anche gestire delle complicanze con strumenti innovativi, come le suturatrici meccaniche per uso endoscopico. Ovviamente, tutto questo è possibile solo nei centri di più alta specialità”.
Ci sono delle novità importanti anche nell’evoluzione delle terapie mediche?
“Nel campo delle terapie mediche penso, innanzi tutto, alle malattie infiammatorie intestinali, che è stato uno dei miei principali campi d’azione, nella mia trentennale esperienza all’ Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, che è stato un’indimenticabile scuola di scienza e di vita e che ancora oggi rientra nelle attività di valore della unità operativa di gastroenterologia ed endoscopia digestiva che dirigo presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata.
Ho ben presente tutte le complicanze, spesso disastrose, a cui quotidianamente assistevamo, più o meno passivamente, senza aver la possibilità di gestirle con efficacia da un punto di vista farmacologico.
Oggi, grazie all’uso dei farmaci biologici, che sono in grado di agire sulla cascata di eventi che attivano la disregolazione del sistema immunitario che è la causa principale dell’esordio e della malattia nella sua cronicità, e di modificarlo spegnendo l’infiammazione, stiamo vivendo tutta un’altra storia.
Quelle stesse patologie, un tempo anche drammaticamente perniciose, sono diventate assolutamente benigne e compatibili con una vita normale. L’uso dei farmaci biologici ha letteralmente rivoluzionato il modo di affrontare e contenere patologie, che un tempo erano fonte di conseguenze gravi, drammatiche, invalidanti e anche mortali”.