Intervista esclusiva di Antonello Sette al professor Domenico Gabrielli, Presidente della Fondazione per il Tuo Cuore dell’Associazione Medici Cardiologi Ospedalieri e Direttore della UOC di Cardiologia del San Camillo di Roma
“L’ipertensione arteriosa è una delle principali condizioni patologiche del mondo moderno. È definita dall’aumento dei valori pressori oltre una determinata soglia, che varia a seconda dell’età, ma che in linea di ragionevole approssimazione è compresa fra 140 per quella sistolica, la cosiddetta massima, e 90 per la diastolica, comunemente nota come minima. Secondo le linee guida europee e americane la pressione ideale è al di sotto di 80 per la minima e di 120 per la massima”.
Il professor Domenico Gabrielli ha dedicato tutta la sua vita ai problemi del cuore con una passione una competenza, che gli vengono da tutti riconosciute. Non a caso la Fondazione, di cui è Presidente, è intitolata “Per il Tuo Cuore”, ovvero per il cuore di tutti noi.
“L’ipertensione viene chiamata il killer silenzioso, perché chi ha elevati valori pressori generalmente si sente bene, senza che gli venga in soccorso anche un minimo sintomo rivelatore, a meno naturalmente che i valori non siano così alti da procurargli mal di testa o crisi cerebrali, simulatrici di un ictus, o che si manifestino già le complicanze. In questo senso è fondamentale prendere la buona abitudine di controllare periodicamente i valori pressori con l’apparecchio dedicato a questo scopo, generalmente dopo qualche minuto di riposo. La prima volta che si misura è bene che la pressione arteriosa venga controllata su tutte e due le braccia, perché l’eventuale difformità potrebbe sottendere la sussistenza di malattie cardiovascolari anche gravi. E’ importante poi effettuare i controlli clinico-strumentali consigliati dal proprio medico per definire la diagnosi e stabilire il grado di impegno cardiovascolare”.
Le ipertensioni killer appartengono tutte alla stessa famiglia?
“L’ipertensione arteriosa si distingue in due grandi gruppi. Ci sono le forme cosiddette secondarie, che sono l’espressione e la conseguenza di altre patologie, come, ad esempio, alcuni tumori e malattie renali e endocrinologiche. Accanto a queste forme derivate, c’è l’ipertensione essenziale, quale è quella che non riconosce nessuna apparente causa scatenante, che comincia in genere a manifestarsi a partire dalla media età. Chi ha avuto in famiglia persone segnalate con un’ipertensione arteriosa, è bene che controlli i valori pressori e abbia un adeguato screening. Normalmente, sulla base di quella che è la situazione cardiovascolare del singolo individuo, si deve decidere se iniziare subito un trattamento antipertensivo oppure attendere un periodo specificatamente dedicato al riequilibrio delle abitudini alimentari e degli stili di vita. Per abbassare la pressione arteriosa è, ad esempio, un toccasana l’esercizio di un’attività fisica regolare, naturalmente non di tipo isometrico. Per intenderci, non è il caso di sollevare pesi in palestra e di sottoporsi ad altri sforzi acuti. Giova anche limitare il più possibile il consumo di sale, seguire una dieta equilibrata e calare di peso. Al di là di tutte le opportune precauzioni e buone abitudini, esistono ovviamente i farmaci antipertensivi. Parliamo di una malattia cronica, da cui non si può guarire e, conseguentemente, la terapia farmacologica non è mai temporanea, ma si protrae per l’intero corso della vita. Al di là della regolarità dell’assunzione dei farmaci, è importante continuare a controllarsi, perché l’ipertensione, se mal curata, può provocare tutta una serie di patologie, cardiovascolari e non, gravi. Può, ad esempio, comportare lo scompenso cardiaco, l’insufficienza renale o facilitare l’aterosclerosi coronarica”.
Quale è il trend di diffusione dell’ipertensione?
“Il trend attuale registra purtroppo una aumento dei soggetti ipertesi in relazione diretta con il peggioramento dei regimi alimentari e delle abitudini di vita, dalla sedentarietà, a diete sovraccariche di sale, oltre all’ostinato uso di sigarette”.
Che cosa ci attende nei prossimi anni a livello di prevenzione e di rimedi?
“Potremo sicuramente contare su nuove e sofisticate micro tecnologie, come la possibilità di poter controllare i valori pressori in piena autonomia con un orologio o un telefonino. Sarà un aiuto prezioso per poter diagnosticare precocemente l’ipertensione e seguirne costantemente nel tempo l’evoluzione”.
A livello di farmaci non sono, invece, previste grandi rivoluzioni?
“A livello di farmaci si è cambiata la strategia complessiva. Un tempo si iniziava con un farmaco e poi, a mano a mano, se ne aggiungevano altri. Oggi prevale l’idea di partire continuativamente sin dall’inizio con l’associazione di un paio di farmaci, che vanno prescritti in relazione a quelle che sono le caratteristiche del grado di ipertensione e del singolo soggetto. È importante la personalizzazione della terapia. I farmaci da utilizzare possono variare di classe con il variare del soggetto. Non esiste un presidio unico valido indistintamente per tutti”.