Imprese in piazza più volte per far sentire la loro voce. Appelli al governo, parzialmente raccolti fino ad oggi. Ed ancora: lo spettro del fallimento per migliaia di PMI con il serio rischio di finire in ginocchio. Questa la fotografia scattata in questi ultimi mesi per via del payback sui dispositivi medici. Com’è ormai noto, il sistema del “payback” in merito alla realizzazione e/o fornitura di dispositivi medici è un meccanismo imposto dal legislatore, consistente nella restituzione – da parte delle aziende del comparto sanità – dell’importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole Regioni.

Una norma che ha esposto e continua ad esporre le società ad un rilevante pregiudizio economico, dato che mette a serio rischio le piccole e medie imprese fornitrici di dispositivi medici nonché i lavori alle proprie dipendenze. Salute e lavoro: da sempre due pilastri nel nostro Paese, ma oggi non più. Secondo i dati della FIFO Sanità (Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri), solo per il quinquennio 2015-2020 le aziende dovrebbero restituire in media somme pari a metà del proprio fatturato annuo (circa 3,6 miliardi di euro), con ingenti difficoltà fiscali, trattandosi di bilanci già depositati, e con modalità vessatorie che prevedono anche la compensazione dei crediti vantati dalle imprese fornitrici nei confronti delle aziende sanitarie.

Nella videointervista che SaluteIN ha realizzato con il Presidente FIFO Sanità, Massimo Riem, emergono proprio tutte queste criticità. Riem insiste sull’importanza di agire subito per non vedere fallite migliaia di piccole e medie imprese da Nord a Sud. Con il presidente ripercorriamo le tappe più importanti di questi ultimi mesi ed accogliamo il suo appello al governo con l’auspicio che nel futuro prossimo possa cambiare qualcosa.

SaluteIn

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