Michele Reibaldi, professore ordinario e Direttore della Clinica Oculistica della Città della Salute e della Scienza di Torino

“Alcune pubblicazioni scientifiche attestano che la cecità è vissuta come la peggiore delle condizioni umane dopo la morte. Di conseguenza, riacquistare la vista dopo averla perduta è una gioia incontenibile. Rivedere la vita è come riviverla”.

Il professor Michele Reibaldi, Direttore della Clinica Oculistica della Città della Scienza racconta in esclusiva un intervento. da lui eseguito, che ha del miracoloso. Un intervento che ha restituito la vista a un paziente di 83 anni, con un autotrapianto, talmente incredibile da fare correre  i brividi sulla schiena…

“L’occhio sinistro del paziente era cieco da più di 30 anni per una ischemia che aveva interessato la parte posteriore dell’occhio, compromettendo totalmente la retina e il nervo ottico. L’occhio destro, invece, era affetto da una particolare e rara patologia, che aveva provocato la cicatrizzazione di tutti i tessuti anteriori e, quindi anche della cornea. Questo aveva determinato la perdita della vista da circa due anni anche nell’occhio destro, nonostante due successivi tentativi di trapianto di cornea, che in entrambi i casi non avevano avuto successo, proprio a causa dell’alterazione e di tutti i tessuti della parte anteriore dell’occhio”.

Poi, me lo lasci dire, avete compiuto un miracolo…

“L’idea è stata quella di tentare qualcosa di assolutamente inedito, che non aveva precedenti al mondo. Siamo partiti da una constatazione banale. L’occhio sinistro era irrimediabilmente danneggiato nella parte posteriore, mentre quella anteriore era sana. Abbiamo, quindi, in buona sostanza preso tutta la parte anteriore dell’occhio sinistro che, lo ribadisco, era sana e l’abbiamo trapiantata sull’occhio destro, che aveva funzionante solo la parte posteriore. È stato il primo caso al mondo, in cui abbiamo fatto l’autotrapianto di una parte di un occhio sull’altro”.

Il paziente è tornato immediatamente a vedere?

“L’intervento era complesso ed è durato qualche ora. Era inevitabile che provocasse un trasparenza iniziale solo parziale della cornea, ma ciò nonostante il giorno dopo, non appena gli abbiamo tolto la benda, il paziente ha subito percepito la luce e i contorni della sua mano”.

Che cosa è accaduto in quel momento professore?

“L’emozione e la commozione hanno travolto tutti i presenti: paziente, pareti, medici e infermieri. Lui usciva dal buio, per noi era la felicità allo stato puro. Sua figlia è una persona splendida, che si è dedicata anima corpo ai problemi dei suo genitori e che è stata l’anima e il motore di un’impresa apparentemente impossibile. È stata una gioia nella gioia vederla commossa per il padre che era tornato a vedere la vita alla veneranda età di 83 anni. Era il primo intervento di questo tipo e non era scontato che tutto funzionasse alla perfezione, come fortunatamente è accaduto”.

Avete temuto un rigetto?

“Nei primi giorni la paura c’è stata. Fortunatamente la combinazione in un solo occhio di due parti sane ha funzionato e, giorno dopo giorno, il paziente ha continuato a vedere sempre di più, sino a raggiungere un decimo di vista nell’ultima visita di controllo di due settimane fa. Un decimo di vista per un cieco è un’enormità. Ci sono alcuni video, girati nella sua abitazione, in cui si vede che esegue dei piccoli lavori e si fa da mangiare, in piena autonomia. La vita se recuperi un decimo di vista cambia completamente, a qualunque età. A 8, come a 83 anni!”.

È un miracolo ripetibile?

“L’intervento è molto probabilmente ripetibile. La medicina riserva sempre qualche incognita e la fattibilità va verificata caso per caso, ma i presupposti ci sono tutti. Bisogna, però, dire, ed è importante anche per la valanga di richieste che sto ricevendo da parte di persone cieche, che la conditio sine qua non per effettuare questo tipo di intervento è molto rara. Bisogna, infatti, avere un occhio che non vede per un problema alla parte posteriore e, simmetricamente, un altro occhio che non vede per una compromissione di quella anteriore. Non credo sia tanti i casi di questo tipo, ma sicuramente ci sono altre persone, che si trovano nelle stesse condizioni del nostro paziente”.

Che cosa le è rimasto dentro di questo evento straordinario?

“Guardi, anche nella malaugurata e improbabile ipotesi di un intervento mai più ripetibile e, quindi destinato a rimanere unico, resta la soddisfazione di aver restituito il bene più prezioso, quale è la vista, a una persona, che si trovava in una situazione apparentemente disperata. Questo mestiere, al di là di tutto, lo facciamo per passione e per la felicità di poter rendere la vita nuovamente visibile e vivibile a più persone possibili. Quando un caso è eccezionale, senza precedenti e di primo acchito anche senza soluzioni, come questo, la felicità si moltiplica all’infinito”.

SaluteIn

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