Intervista esclusiva di Antonello Sette a  Enrico Cotroneo,  radiologo e neurologo

Professor Enrico Cotroneo, ricordo di aver letto da ragazzo “Viaggio allucinante” di Isaac Asimov, un libro poi diventato un meraviglioso film, dove si racconta la storia di uno scienziato che per curare la trombosi cerebrale, da cui era stato colpito, decide di miniaturizzare un sommergibile, con mini scienziati a bordo, che viene iniettato nel suo corpo, sino a raggiungere il trombo, che blocca l’afflusso del sangue al cervello e ripristinare la normale circolazione sanguigna.  La fantascienza è diventata scienza?

“Quello che aveva immaginato Asimov è, più o meno, quello che accade oggi nella pratica medico-scientifica. Un catetere  può entrare nel corpo umano attraverso un’arteria. Le più utilizzate sono le arterie femorale, radiale e omerale. La buona notizia degli ultimi anni è che, utilizzando la tecnica endovascolare con cateteri intrarteriosi, è possibile curare  le trombosi cerebrali.  Un vaso intracranico  per varie patologie viene occluso da un trombo a partenza dalcuore o da placche aterosclerotiche delle carotidi,delle vertebrali, dell’arco dell’aorta ,l’occlusione provoca, se non si interviene rapidamente , un infarto cerebrale.  In determinate condizioni temporali e fisiologiche, con cateteri di diverse dimensioni  opportunamente modificati è possibile aspirare i coaguli o posizionare stent intracranici e liberare il vaso che si è occluso. Sono tutte procedure, che presuppongono l’azione coordinata e congiunta di un team di neurologi vascolari ,di neuroradiologi interventisti ,  di neuroanestesisti nell’ambito delle reti predisposte per il trattamento dell’ictus cerebrale acuto, ove l’organizzazione pre ed intraospedaliera , la celerità del trasporto sono essenziali : time is brain.

Una seconda evenienza ove si applica la tecnica endovascolare è nelle procedure di embolizzazione di aneurismi cerebrali che si sono rotti determinando una emoraggia subaracnoidea o intraparenchimale.

In questi casi per evitare successivo spandimento di sangue nel cervello con cateteri e microcateteri si posizionano delle spirali di platino nella sacca aneurismatica bloccando l’emorragia o il ripristinarsi della medesima.

Questi trattamenti necessitano di una sala angiogafica opportunamente predisposta, di una equipe ove il neurochirurgo condivide l’indicazione al trattamento endovascolare che viene eseguito  dai neuroradiologi con l’ausilio dei neuroanestersisti.

Il team neurochirurgo-neuroradiologo in base alla tipologia dell’aneurisma rotto, alla presenza o meno di una emorragia intraparenchimale,all’esperienza dell’equipe, sceglie la procedura migliore cioè la chirurgia classica cosidetta “open” o la tecnica endovascolare.

Se possibile la tecnica endovascolare con le spirali di platino retraibile ( metodica inventata da un italiano il prof.Guido Guglielmi) viene affiancata oggi negli aneurismi rotti  da altri dispositivi  in continua evoluzione, quali i cateteri a diversione di flusso extrasacculari ( flow diverter) o dispositivi a diversione di flusso intrasacculari”.

Le sono capitati casi particolarmente drammatici,

Le sono capitati casi particolarmente drammatici, dove la vita era appesa a un filo, che si stava per spezzare?

“Le posso dire con cognizione di causa che, senza l’uso dei cateteri , i pazienti, colpiti da una trombosi dell’arteria basilare, non avrebbero alcuna speranza di sopravvivenza. L’arteria basilare è un’arteria cerebrale, che vascolarizza strutture particolarmente delicate del cervello, come il tronco dell’encefalo. Un’occlusione di questa arteria provoca una sintomatologia neurologica a volte subdula nelle prime ore  che, se non viene rapidamente diagnosticata dal clinico con uso di metodiche di indagine quale l’angio-tc, porta inevitabilmente alla sua occlusione totale e alla morte. Se i pazienti arrivano anche otto o nove ore dopo l’occlusione dell’arteria basilare, si può ancora intervenire per disostruirla attraverso dei cateteri particolari, denominati di tromboaspirazione, che,come già detto, per l’appunto, aspirano il trombo. Questo è un vero intervento salvavita, come del resto lo sono quelli che si effettuano, quando c’è un aneurisma già sanguinante dell’arteria basilare , che sarebbe probabilmente raggiungibile dal neurochirurgo con maggiore difficoltà per la posizione dell’arteria medesima nel cranio”.

Le sonde hanno aumentato le percentuali di sopravvivenza?

“Mi sento di dirle che le percentuali di guarigione sono sicuramente maggiori nell’ictus ischemico in fase acuta, perché con le sonde si riesce ad arrivare in profondità, laddove il neuro chirurgo non solo riesce, ma sarebbe impossibilitato a disostruire  un vaso cerebrale endocranico in un periodo temporale adeguato ad evitare l’infarto.Si può disostruire  un vaso grosso, come ad esempio una carotide o una vertebrale, ma i vasi, interni al cervello, con sono accessibili, almeno nei modi e nei tempi opportuni per essere rivascolarizzati.  Per quanto riguarda le emorragie subaracnoidee da aneurisma rotto,come detto, va fatta una valutazione, caso per caso, ma ci sono sicuramente delle situazioni, in cui il trattamento endovascolare offre maggiori garanzie di riuscita, rispetto alla neurochirurgia”.  La ringrazio di cuore professore. Avevo letto il “Viaggio allucinante” di Asimov quando avevo poco più di venti anni. Quello che mi ha detto è per come un cerchio magico che si chiude.

SaluteIn

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