Approfondiamo con Alberto Adamo, noto Avvocato Penalista del Foro di Roma.

“Le statistiche elaborate negli ultimi anni forniscono un quadro allarmante per quanto concerne la problematica delle aggressioni al personale sanitario.

Ed, infatti, risultano in costante aumento i casi di reati compiuti in danno di medici, infermieri e operatori sanitari, aggrediti durante lo svolgimento delle loro funzioni.
Secondo gli ultimi dati nel triennio 2019-2021 sono stati 4821 i casi codificati dall’INAIL, Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro come violenze, aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario.

Di tale emergenza il Legislatore ha dimostrato di tenere conto, sia introducendo nel Codice Penale delle specifiche aggravanti nei confronti di coloro che pongono in essere condotte violente nei confronti dei sanitari, sia istituendo uno specifico Osservatorio per il monitoraggio del fenomeno.

Purtroppo, però, molte vittime di aggressione non denunciano gli autori delle stesse, rendendo difficile avere una statistica reale del numero dei casi, soprattutto per quanto concerne le aggressioni verbali o psicologiche.
La mancata denuncia di una rilevante parte di questi episodi comporta, inevitabilmente, una minore efficienza dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie e, conseguentemente, una maggiore difficoltà a organizzare un sistema efficace di contrasto del fenomeno.

Sul punto, si ritiene che una specifica formazione del personale sanitario sulle tipologie di reato più comuni potrebbe portare ad una maggiore consapevolezza e a risultati importanti in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro.

In tal senso può essere utile fornire un breve quadro di riferimento per consentire una migliore conoscenza del fenomeno.

Specificatamente, le fattispecie di reato più frequenti delle quali i medici, infermieri e operatori sanitari risultano essere vittime sono:

  • lesioni dolose, previste e disciplinate dagli artt. 582 e 583 quater c.p.,
  • percosse, previste e disciplinate ex art. 581 c.p.
  • minacce previste e disciplinate ex art. 612 c.p.
  • interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità prevista e disciplinata ex art. 340 c.p.

In tutti questi casi, a seguito di denuncia della vittima, l’aggressore verrà sottoposto a processo e, in caso di condanna, oltre alla sanzione penale potrà essere condannato anche a risarcire la vittima per i danni causati.
Inoltre, in ogni caso in cui la condotta violenta, ingiuriosa, offensiva o molesta non costituisca reato è comunque prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 5.000.

Anche per quanto riguarda l’utenza, una comunicazione tesa a fornire una migliore consapevolezza delle conseguenze giuridiche ed economiche di un’azione aiuterebbe ad instaurare un rapporto meno conflittuale nei confronti del personale sanitario.

Sul tema prevenzione e formazione, nonostante il deciso intervento del Legislatore con la Legge n. 113/2020, rimangono ancora ampi spazi sui quali intervenire.

In particolare, in ottemperanza all’art. 3 della citata Legge n 113/2020 ed alla luce della situazione emergenziale testimoniata dalle statistiche, appare necessario implementare le iniziative informative sul tema del rispetto del lavoro svolto dagli esercenti una professione sanitaria ed estenderle anche al tema delle conseguenze nelle quali si può incorrere in seguito ad una condotta violenta o aggressiva tenuta nei loro confronti.

Tale attività formativa-educativa, svolta in maniera capillare, riducendo prognosticamente il numero di episodi, renderebbe più efficienti anche le varie contromisure pratiche adottate dalle singole strutture per contrastare il fenomeno”.

Apprezzabile è stata in tal senso l’iniziativa del Ministero della Salute #laviolenzanoncura, ma certamente ancora molto si potrà e dovrà fare per arginare un vero problema sociale che danneggia in prima battuta i medici e i sanitari, ma di conseguenza tutti noi, nessuno escluso.

Avv. Alberto Adamo, dal 2006 svolge attività di avvocato presso il proprio studio, approfondendo in particolare la branca penalistica del diritto. Durante questi anni matura una rilevante esperienza soprattutto nelle fattispecie concernenti le persone offese dai reati, divenendo nel contempo consulente legale di numerose società. Da molti anni collabora con l’associazione di consumatori “Codacons” (della quale è stato per 4 anni presidente regionale) presso la quale ha approfondito varie tematiche riguardanti le problematiche della cittadinanza. Presso la suddetta associazione, inoltre, ha fondato e diretto degli sportelli a rilevanza nazionale in tema di Stalking e di tutela degli artisti. Sino al 2009 ha coordinato e diretto l’attività di “Copalcons”, una associazione che si occupa di contrastare e segnalare alle competenti autorità le condotte di pubblicità ingannevole e le problematiche relative alla qualità dei prodotti immessi in commercio. Ha partecipato al progetto “Ritrovarsi per Ricostruire”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, gestito dal CIR (Centro Italiano Rifugiati) e dalla Croce Rossa Italiana. Membro della Camera Penale di Roma, ha collaborato alla redazione di vari protocolli di intesa con la Presidenza del Tribunale penale di Roma. E’ stato socio fondatore e vice-presidente dell’associazione “Obiettivo Cittadino”, organismo no profit con una forte caratterizzazione sociale e in ultimo Avvocato fiduciario dell’ Associazione Medico Protetto. 

SaluteIn

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