Orticaria, eruzioni cutanee, perdita di capelli, unghie che si spezzano e disturbi più o meno invalidanti: tutti segni del passaggio del Covid sulla pelle, che restano anche a distanza di settimane o mesi dalla guarigione. Approfondiamo il tema in questa intervista con la Dott.ssa Lucia Villa, dermatologa.

Dott.ssa Villa, dopo quasi tre anni di pandemia, si continua ad indagare sulla correlazione tra pelle e Covid perché il nesso è davvero molto forte e sono emerse ulteriori novità. A che punto siamo?

Continua ad essere un tema di grande attualità, al centro anche del 59° Congresso nazionale ADOI 2022, che ha visto la partecipazione dei dermatologi ospedalieri. Rispetto alla prima ondata del 2020 abbiamo certamente compiuto dei progressi negli studi che riguardano il legame tra la pelle ed il virus: ad esempio sembra che il Covid-19 nei casi di ricovero e comunque più gravi porta ad un invecchiamento cutaneo precoce. Abbiamo osservato un aumento delle rughe sul volto oppure un danno a livello di macchie, come le macchie solari o le macchie scure. Anche la cheratosi attinica o seborroica dopo l’infezione da Covid-19 è peggiorata soprattutto negli anziani. Questi sono tutti effetti “diretti” dell’infezione, poi ci sono i cosiddetti “effetti indiretti”, legati ai dispositivi di protezione che sono stati usati. Pensiamo alla mascherina, che ha alterato il microbiota cutaneo. La rosacea, soprattutto sulla pelle ipersensibile, è notevolmente peggiorata. Più in generale molte patologie della pelle sono peggiorate. Mi vengono in mente l’acne e la dermatite seborroica, legate all’effetto meccanico di “sfregamento” dei dpi sul mento e le guance. La pelle patisce l’effetto dell’infezione virale come tale, che agisce abbassando le difese immunitarie e perciò si ammala più facilmente; il virus dà un effetto citopatico e citotossico. Ma c’è anche il danno vasculitico provocato dal Covid-19 che intacca i vasi sanguigni. Nei bambini infine il passaggio del virus è documentato da geloni o pseudo geloni.

E per quanto riguarda i vaccini? Possono lasciare “segni” importanti sulla pelle?

La vaccinazione può dare un ampio spettro di reazioni cutanee; per questo si parla proprio di braccio da Covid ogni volta che si riscontrano gonfiore, dolori o tumefazioni proprio nel punto di inoculo del vaccino. A volte si forma anche un piccolo nodulo che può durare fino ad una settimana o dieci giorni; nelle ore successive al vaccino abbiamo spesso registrato nelle persone una forte cefalea, stanchezza, prurito o risentimento febbrile, ma queste sono tutte reazioni locali, legate ad un’ipersensibilità al principio attivo. Ovviamente è necessario distinguere tra il vaccino a mRNA ed il vaccino (ora in disuso, ndr) che stimolava in maniera diretta il virus. A volte si sono manifestati effetti più gravi come l’anafilassi oppure l’orticaria. Anche a distanza di qualche giorno queste reazioni sono possibili in particolare nei soggetti con pelle chiara o sensibile. Per questo il mix di vaccino anti Covid ed antinfluenzale dal mio punto di vista potrebbe essere un po’ più rischioso perché anche in caso di reazione allergica non si potrebbe individuare da quale vaccino dipende. Comunque voglio rassicurare su un punto: le reazioni anafilattiche sono molto basse, con poca incidenza, perciò non rappresentano una controindicazione per le dosi successive.

Inoltre è stato osservato che il passaggio del Covid può lasciare segni importanti su unghie e capelli, con il cosiddetto “long Covid”. In che modo è possibile accorgersene?

Nel 30% dei pazienti che ha contratto il Covid è stata osservata un’importante caduta di capelli: poteva essere sia immediata – quindi il telogen effluvium acuto si verificava a virus in corso – oppure a distanza di due o tre mesi quindi come una forma di long-Covid, che purtroppo può diventare cronica. Spesso è associato alla tricodinia ovvero ad un dolore piuttosto forte del cuoio capelluto. Si può arrivare fino alla caduta di 200 capelli al giorno soprattutto nelle donne e questo psicologicamente rappresenta un problema invalidante. Il meccanismo dell’associazione tra Covid-19 ed alopecia non è ancora stato completamente chiarito e sono in corso ancora oggi degli approfondimenti. Tutti i capelli vanno naturalmente in telogen, ma in quantità minori e comunque c’è poi una ricrescita spontanea; nel caso del long covid il virus può provocare un massivo rilascio di citochine proinfiammatorie, che induce non solo una cospicua caduta di capelli, ma anche un’infiammazione che, in alcuni casi, può portare ad una fibrosi del cuoio capelluto. Bisognerebbe indagare sui valori del ferro, acido folico e vitamina D perché in caso di anemia la velocità della caduta di capelli potrebbe peggiorare. C’è poi l’aspetto dell’alopecia areata, che può colpire sia il cuoio capelluto sia la barba ed è una patologia autoimmune. Il Covid-19 può provocare un peggioramento perché agisce sulla perdita del privilegio immunologico. Infine non sottovalutiamo i danni del Covid sulle unghie, che diventano più fragili, si spezzano e si alterano: questo accade perché l’infezione produce un abbassamento di vitamina D, che potrebbe interferire in questo senso.

Segui l’intervista completa.

SaluteIn

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