Intervista esclusiva di Antonello Sette a Giulio Maira, professore di Neurochirurgia, Presidente Fondazione Atena – Commissione Nazionale Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita
Professor Maira, cervello umano e intelligenza artificiale. Siamo immersi dentro una trasformazione epocale, che cinquant’anni fa era ancora fantascienza…
“Nel periodo storico che stiamo vivendo abbiamo sentito, e sentiamo, parlare molto spesso di intelligenza artificiale. Abbiamo potuto tutti cogliere quanto sia straordinaria e pervasiva questa tecnologia. I vantaggi, che ne derivano, sono evidenti. L’impatto dell’intelligenza artificiale è destinato ad apportare cambiamenti in maniera radicale alla nostra società, in tempi e modi che ancora non riusciamo a prefigurare compiutamente, ma che difficilmente si raggiungerebbero attraverso lo sviluppo lineare delle capacità umane. Da studioso delle neuroscienze, non posso non occuparmi di tutto questo, perché quando si parla di questa tecnologia rivoluzionaria, consciamente o inconsciamente, la si paragona all’intelligenza umana. Lo steso termine, con cui la definiamo, è, per come lo intendiamo noi, prerogativa dell’uomo e del suo cervello. I software dell’intelligenza artificiale, le cosiddette reti neurali, sono modelli computazionali ispirati al funzionamento del cervello umano, costituiti da nodi interconnessi, simili alle sinapsi che connettono i neuroni del nostro cervello. Per gli studi sulle reti neurali Geoffrey Hinton e John Hopfield hanno ricevuto nel 2024 il Premio Nobel per la fisica”.
Il cervello umano deve cedere il passo o addirittura essere confinato ai margini nella corsa al progresso?
“La risposta alla sua domanda per nostra fortuna continua a essere no. Il cervello umano possiede punti caratterizzanti, che rappresentano il risultato di un’evoluzione lunga milioni di anni, che forse le macchine non riusciranno mai a emulare.
Una caratteristica peculiare del cervello umano, che lo rende nettamente superiore all’intelligenza artificiale è, a dispetto di quello che si potrebbe di getto pensare, la sua limitatezza. Come ha scritto Rita Levi Montalcini nel suo libro “Elogio dell’imperfezione” è proprio la limitatezza a spingere l’ingegno a progredire per raggiungere risultati sempre migliori. Ed è proprio l’evidente limitatezza del cervello umano, che ha spinto la natura a fornirlo di caratteristiche straordinarie, in ragione di due necessità di base: farlo diventare intelligente e farlo sopravvivere. Il primo esempio di limitatezza lo abbiamo già nella pancia della mamma. In quei nove mesi il corpo della donna si trasforma nel più straordinario laboratorio biologico vivente, all’interno del quale si costruisce l’organo più complesso dell’universo conosciuto, qual è un nuovo cervello. Malgrado ciò, quando nasciamo, siamo ancora impotenti. Abbiamo un piccolo cervello, che per molto tempo non ci consentirà di camminare, parlare, ed elaborare pensieri compiuti.
Proprio su questa limitatezza si basa uno dei regali più importanti che la natura ci ha fatto: la neuroplasticità, ovvero la possibilità di far crescere continuamente il nostro cervello nel corso della vita, senza limiti di tempo, anche quando diventiamo anziani”.
A che cosa dobbiamo questa stupefacente meraviglia in progress. Che cosa fa crescere il cervello?
“Non è il cibo, né l’attività fisica, ma, ed è questa la cosa più straordinaria, l’apprendimento. Ogniqualvolta ascoltiamo qualcosa che ci interessa, leggiamo qualche pagina di un libro o passeggiamo dentro un museo, un movimento pervade i nostri tessuti cerebrali, si sviluppano nuovi sinapsi neurali, il livello cresce, si formano nuove conoscenze. Una riserva positiva, che si sviluppa nel cervello di ogni singola persona, facendo di ciascuno di noi un’entità armonica, diversa da tutte le altre e capace di ampliarsi per tutta la vita. Dipende poi solo da noi se far correre il cervello come una lepre o farlo procedere con la lentezza di una tartaruga”.
Limitato, imperfetto, ma potente, nella misura in cui coltiviamo l’apprendimento e la conoscenza…
“La cosa più importante che la natura ha sviluppato, per farci superare i nostri limiti e la nostra fragilità, è una parte speciale del cervello sviluppatasi 200-300 milioni di anni fa, assai prima che comparisse il ragionamento, risalente ad appena centomila anni fa, e che si chiama sistema limbico, l’area che ci permette di provare emozioni”.
Chiamale se vuoi emozioni… la vita che viviamo, minuto dopo minuto…
“Le emozioni colorano la nostra esistenza. Sono le sensazioni che proviamo, quando ci alteriamo per rabbia, per paura o anche, fortunatamente, per amore. A pensarci bene, in fondo, tutta la nostra vita è fuga da tutto ciò che ci impaurisce, perché rappresenta un pericolo, e attrazione verso quello che amiamo. Le emozioni non sono solo sentimenti, ma una serie di meccanismi evoluti per avvertirci del pericolo e per permetterci di evitarlo. In definitiva, per sopravvivere.
Le emozioni ci portano per mano verso un altro meccanismo fondamentale e vitale: la nostra memoria”.
Senza memoria saremmo automi, senza passato né futuro…
“La memoria mette insieme le storie della nostra vita e ci dà costantemente la percezione della nostra identità, ma non è un archivio che può accumulare tutto all’infinito, come se fosse un’intelligenza artificiale. Ogni operazione della nostra mente comporta un dispendio di energie e il cervello non può farlo illimitatamente. È obbligato a selezionare e a cogliere dalla realtà del mondo solo la parte che ritiene utile. Ed è proprio questo obbligo a essere selettivi che ci rende unici. La memoria non costruisce una mappa uguale per tutti, ma nell’atto dell’archiviazione ciascuno trasferisce un patrimonio esclusivo di fantasie, emozioni e creatività”.
Su che cosa si basa la selettività? Come scegliamo cosa mettere dentro e cosa lasciare fuori?
“Ancora una volta un ruolo importantissimo lo svolgono le emozioni. La mente umana memorizza meglio ciò che ci stupisce ed emoziona. L’amigdala, sede delle emozioni, invia un segnale all’ippocampo, il crocevia della nostra memoria, il quale fissa, come se fosse un film, il caleidoscopio della nostra vita, conservando gli accadimenti, le persone e le cose, rimasti impressi nella memoria perché sono stati capaci di emozionarci”.
I ricordi non sono sempre illuminati dalla stessa luce… Sbiadiscono oppure svaniscono, come il sole al tramonto…
“Quando ripensiamo a un fatto lontano, ci accorgiamo spesso che il nostro ricordo è meno preciso e nitido. La memoria non è stata progettata per fornirci un quadro stabile e fedele del passato. Ci fornisce informazioni spesso vere, ma talvolta imprecise. Ci dà i mattoni per costruire delle storie. Per la nostra limitatezza tante cose le dimentichiamo, ma, come diceva Honoré de Balzac, “I ricordi rendono la vita più bella, dimenticare la rende più sopportabile.
Come sempre, il cervello ci sorprende per quanto, nella sua apparente semplicità, tutto si incardina alla perfezione, come un puzzle unico e meraviglioso”.
Ma senza l’apprendimento saremmo rimasti senza bussola. Ci saremmo perduti…
“Senza apprendimento il cervello non si sviluppa. L’apprendimento è il motore della plasticità, ma è strettamente legato alla memoria. Se i nostri atti non sono degni di diventare un ricordo, come scriveva Immanuel Kant, non vengono fissati nelle aree della memoria, non diventano conoscenza. A sua volta, la memoria è condizionata dalle emozioni. Se noi non ci emozioniamo, non memorizziamo. Nella nostra testa, quindi, tutto si tiene: apprendimento, memoria ed emozioni. Sono i motori che si accendono per superare la nostra limitatezza e interagiscono fra loro per sviluppare la nostra intelligenza”.
Cogito ergo sum…
“Per superare la competitività con gli altri animali la natura ha sviluppato il pensiero e la coscienza. Come questo sia accaduto e se una macchina potrà mai sviluppare un pensiero e una coscienza credo che per molto tempo nessuno lo saprà”.
Professore vorrei continuare all’infinito questa intervista. Entrare con lei dentro i misteri del cervello incanta…
“Il cervello umano è il più meraviglioso prodotto dell’evoluzione. Ma l’evoluzione è imprevedibile: se l’ambiente cambia, imbocca strade diverse. Anche i cambiamenti tecnologici possono condizionarla. Anche l’intelligenza artificiale la condizionerà. L’evoluzione umana è giovanissima. Noi ci evolveremo ancora, ma dove andremo evolutivamente nel futuro dipende anche dalle scelte che facciamo oggi”.