Intervista esclusiva di Antonello Sette ad Aldobrando Broccolini, Responsabile UOS di Diagnostica non invasiva, follow-up e prevenzione delle patologie cerebrovascolari, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS

Dottor Broccolini il mal di testa imperversa, come una calamità sociale che non conosce stagioni e non risparmia praticamente nessuno…

“Il cinquanta per cento delle persone va incontro ad almeno un episodio di mal di testa all’anno. È una delle condizioni di malessere, più o meno patologico, più frequenti. Fortunatamente, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di situazioni poco rilevanti dal punto di vista clinico. Chi non ha provato almeno una volta quella sensazione di oppressione fra le tempie, magari condizionata da uno stress psicofisico fuori controllo. È questa la cefalea che tipicamente definiamo di tipo tensivo. C’è, poi, l’emicrania vera e propria, che è una condizione caratterizzata da una laterizzazione del dolore su metà della testa e proprio per questo si chiama così. È quasi sempre preannunciata da alcuni sintomi specifici, che il paziente impara a riconoscere nel tempo, come prodromici alla comparsa dell’emicrania. Sono queste due le varianti più comuni. Ne esiste una terza, la cefalea a grappolo, che ha, come suo tratto caratteristico, gli attacchi particolarmente dolorosi, localizzati intorno a un occhio. Sono tutte cefalee primarie, quindi non secondarie ad un’altra malattia del cervello”.

Le cefalee secondarie, collegate a una patologia del cervello, possono essere motivo di preoccupazione e di allarme?

Le cefalee secondarie rientrano per definizione nel quadro clinico di altre patologie e devono ovviamente preoccuparci più di quelle primarie. Una cefalea secondaria può essere, ad esempio, l’espressione e il sintomo di un problema cerebrovascolare o, malauguratamente, di una condizione più grave, come un tumore cerebrale, che tra i sintomi può annoverare anche il mal di testa.

Come si può distinguere una cefalea pericolosa da una banale, ovvero una secondaria da una primaria?

“Quello che deve insospettire è l’atipicità del disturbo rispetto a quella che è la storia clinica del paziente, oppure un’insorgenza in età più avanzata della problematica. Le cefalee primarie, infatti, si manifestano generalmente già in età giovanile. Per esempio, se un paziente di età superiore ai 50 anni comincia tout court a manifestare un disturbo cefalalgico, che esula dalla sua storia clinica precedente, un alone di sospetto è più che legittimo. Quella cefalea inconsueta potrebbe essere il sintomo di un’altra malattia, anche grave e pericolosa. Nondimeno il manifestarsi di un dolore improvviso, senza alcun preavviso, magari associato a una sensazione di intorpidimento e di confusione, può essere il segnale premonitore di una problematica cerebrovascolare. Più in generale, la comparsa di un disturbo, di fatto atipico, deve allertare e indurre ad accertamenti ad ampio spettro e rigorosi”.

Non bisogna, quindi, da quel che capisco entrare ogni volta nel panico, ma neppure allentare l’attenzione e aggirare il problema rimuovendolo…

“È più facile a dirsi che a farsi, ma dobbiamo imparare a riconoscere le forme di cefalea che possono essere la spia di malattie del cervello. Il messaggio che voglio lanciare è di non abbandonarsi ad allarmismi fini a sé stessi, ma di stare in guardia e di non sottovalutare mai i sintomi atipici, improvvisi e inconsueti”.

SaluteIn

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