Un format unico al mondo, nato da un progetto pilota nel dicembre 2022, fortemente voluto dal Professor Massimo Massetti. Un modello didattico capace di ricreare una sorta di realtà immersiva in cui lo specializzando in Medicina possa calarsi completamente, grazie ad una vera e propria rappresentazione teatrale che inscena il rapporto tra medico e paziente. Ci svela i dettagli in questa intervista esclusiva per SaluteIN la coordinatrice di “Learning Living Medicine,” la cardiologa Tamara Felici.

Cardiologa e coordinatrice del modello didattico “Learning Living Medicine”, un format unico nel suo genere che si basa sul teatro. Com’è nata l’idea e come si sviluppa in termini pratici?

Questo progetto, che è in essere da circa due anni, è un modello didattico completamente nuovo e fortemente voluto dal Professor Massimo Massetti, che ora si sta espandendo e sta coinvolgendo vari ambienti universitari, pur essendo partito dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Quando il tutto è cominciato, io ero una specializzanda in cardiologia ed il format rappresentava una novità assoluta; si tratta del modello “LLM – Learning Living Medicine” nato come evento pilota nel dicembre 2022. Abbiamo realizzato finora tre lezioni secondo questo modello didattico, della durata di circa 2-3 ore, che affrontano un grande problema di salute ad impronta cardiovascolare in modo trasversale, dunque abbracciando discipline sia mediche che chirurgiche come la chirurgia vascolare, la cardiochirurgia, la cardiologia e la medicina interna ad indirizzo cardiovascolare.

Il momento didattico è ambientato in una grande sala attrezzata con palco, scenografia che ripropone il setting ospedaliero, quinte e sedute predisposte ad anfiteatro ed è strutturato come una pièce de théâtre con una trama e degli attori che interpretano il ruolo paziente e dei medici, questi ultimi interpretati proprio dagli specializzandi. La formazione è patient-centred poiché si svolge attorno al percorso di cura del malato, che diventa storia di cura, a cominciare dal suo primo accesso in Pronto Soccorso sino al ricovero in Reparto. Il paziente è persona, ha un vissuto ed è inserita in un contesto sociale e familiare e ogni evento si apre con il paziente-attore che si trova al centro della scena e racconta i sintomi che lo stanno portando in ospedale. Sulla narrazione trasversale del percorso di cura del malato, si inseriscono gli insegnamenti verticali di esperti chiamati sul palco dalla figura di un moderatore che guida lo svolgimento degli eventi ed interrompe la narrazione nel momento in cui si inseriscono le presentazioni didattiche dei vari docenti. Altra caratteristica sono i momenti interattivi in cui si chiede ai discenti di rispondere a delle domande che vengono presentate mediante QR code inquadrati dai propri smatphones.

L’intuizione di coniugare la medicina al teatro com’è venuta?

È venuta dopo un confronto con il Professor Massimo Massetti, che desiderava un format che potesse ricreare una sorta di realtà immersiva in cui lo specializzando potesse calarsi completamente; da qui l’idea di inscenare sul palco il rapporto tra medico e paziente. Il razionale è dunque è rendere la formazione immersiva coinvolgendo i 5 sensi degli spettatori che sono calati in un ambiente sicuramente simulato, ma mostrato come virtualmente reale al pubblico facendo sì che ognuno possa trovarsi davvero in quel mondo ed interagire con esso, da cui il carattere attivo e non passivo della didattica proposta.  

Ritengo che da un punto di vista formativo sia un metodo impattante e vincente poiché la didattica diventa una vera e propria esperienza. Il format dell’evento pilota del dicembre 2022 si è mantenuto costante e siamo giunti al quarto appuntamento che si terrà sabato 22 giugno. L’obiettivo è creare una serie di eventi didattici tale da coprire i grandi problemi di salute attraverso un modello riproducibile che possa essere adattato anche ad altre specialità mediche e, perché no, a campi diversi dalla medicina.

Cosa puoi dirci dei feedback degli studenti?

Gli utenti sono gli studenti in medicina e gli specializzandi delle varie scuole ad impronta cardiovascolare e di diversi anni di corso, pertanto hanno modo di apprendere tantissime nozioni che abbracciano le varie discipline mantenendo però sempre costante l’equilibrio tra hard skills e soft skills facendo sì che lo specialista del futuro possa sviluppare capacità diagnostiche e clinico-assistenziali nell’ottica del percorso di cura. Raccontiamo la storia del paziente attraverso il teatro e questo finora ci ha restituito feedback assolutamente positivi per la trasversalità e la semplicità delle lezioni, che presentiamo sotto forma di “pillole didattiche”, con i vari esperti che di volta in volta intervengono rendendola lezione davvero dinamica e completa.

Quali potrebbero essere i futuri sviluppi di un progetto come questo?

Auspichiamo alla creazione di un modello didattico che possa svincolarsi dall’ambito cardiovascolare e medico, che in futuro sia replicabile ed utilizzato da tutti. Per chi non l’ha mai visto dal vivo, forse è un po’ complesso immaginarlo, ma si tratta di un modello molto realistico e coinvolgente. Lo si coglie appieno quando lo si vive pertanto la speranza è quella di poterlo esportare anche in formato digitale per trasmetterlo su varie piattaforme: questo potrebbe renderlo maggiormente fruibile e ne consentirebbe una migliore comprensione.

SaluteIn

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