La scienza ha dimostrato che una vita sana e un’attività sportiva riduce del 35% il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Il consiglio degli esperti è dunque quello di condurre una vita sana, di fare attività sportiva e di tenere sotto controllo la glicemia. In particolare – sottolinea il professor Stefano Jann, specialista in neurologia, già coordinatore della divisione neurologica dell’ospedale Niguarda di Milano – “Partiamo dal cervello del malato di Alzheimer: non sappiamo perchè succede, ma conosciamo le tappe del come si verifica. C’è un accumulo di betamiloide che forma placche senili, si accumulano a livello intraneurale una serie di fibrille, come dei grovigli all’interno del neurone che pian piano lo fa morire. Quelli legati all’accumulo di betamiloide sono un’esasperazione di processi normali di invecchiamento cerebrale, mentre l’accumulo di proteina Tau è invece correlato con l’Alzheimer in particolare”.

Sui primi segni della malattia il professor Jann ha specificato: “Il primo disturbo è il calo della memoria recente. I malati di Alzheimer ricordano quello che è successo 20, 30 anni fa, ma fanno fatica su fatti di 5 minuti prima. È un disturbo però aspecifico, anche l’invecchiamento fisiologico comporta questo tipo di problema. Una difficoltà di accesso al lessico, quando fanno fatica a venire le parole, diventa sospetto solo se è ingravescente e interferisce con la qualità della vita nell’arco della giornata. Non è il sintomo in sé, ma quanto questo impatta sulla qualità della vita, non solo per l’individuo ma anche per chi gli sta vicino”.

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, considerata la forma più comune di demenza senile dopo i 65 anni. Ha un decorso progressivo e in alcuni casi si manifesta in forma precoce intorno ai 50 anni. L’Alzheimer causa un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive principali, quali memoria, attenzione, ragionamento e linguaggio, compromettendo in modo progressivo l’autonomia delle persone che ne sono affette. Si valuta che l’Alzheimer colpisca circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni e circa il 25% degli anziani con più di 85 anni. In Italia si considera che il numero totale di pazienti con demenza sia superiore a 1 milione, di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer. Le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari sono invece circa 3 milioni.

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