Secondo la FAO più di 2 miliardi di persone fanno già uso di insetti per fini alimentari; le specie commestibili in commercio sono addirittura oltre 1.900. Utilizzati con successo e da tempo nelle acquacolture, gli insetti sembrano essere una risposta alla scarsità alimentare e ci parlano di sostenibilità rispondendo positivamente a molti principi nutrizionali.

La farina di grilli allevati naturalmente ed essiccati, sembra sia un prodotto ad alto contenuto proteico (e molti sostengono sia circa 3 volte il contenuto della carne) e a basso impatto ambientale.

Già da tempo alcuni stati membri dell’UE (Olanda e Belgio ad esempio) hanno escluso dalla definizione di “Novel Food” gli insetti ammettendone, dopo alcune valutazioni del rischio, la distribuzione nel loro territorio.

Secondo il Regolamento (Ue) 2015/2283 del 25 novembre 2015 gli insetti rientrano nella definizione di “Novel Food” – ovvero tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo significativo all’interno dell’Unione Europea e che quindi dovrebbero essere particolarmente attenzionate prima dell’immissione in commercio.

Tutti i Novel Food autorizzati in Europa sono elencati sulla Gazzetta Ufficiale Europea e si può rimanere sorpresi leggendo che ci sono parecchie sostanze lontane dalle “dispense tipo” italiane, come l’olio di krill o l’estratto della cresta di gallo.

Dobbiamo preoccuparci di mangiare insetti a nostra insaputa? Certamente no.

Se l’alimento è prodotto, ad esempio, da farina di grilli al 100% è possibile non indicare questo ingrediente mentre è necessario riportare la presenza della farina da insetti se è presente in percentuale nel prodotto, come ad esempio una merendina, un prodotto da forno. Ma anche se la “filiera del grillo” è ben rispettata e segnalata, non ci sono abbastanza studi che certificano la mancanza di effetti collaterali così come accade per altri artropodi come i crostacei.

Possono fare male quindi?

Il Prof. Pier Luigi Rossi, autore di libri e studi scientifici, medico chirurgo specializzato in Scienza dell’Alimentazione, Igiene e Medica Preventiva, sottolinea che le farine di insetti sono un alimento privo di scurezza nutrizionale, possono generare disturbi funzionali all’intestino oltre che, appunto, allergie, ed attivare un alterato microbiota intestinale.

Inoltre, per quanto riguarda l’impatto ambientale di eventuali residui d’allevamento e sottoprodotti di lavorazione non possiamo dire quasi nulla al momento, in quanto la competenza in campo ecologico degli Istituti Zooprofilattici è davvero limitata anche se immaginiamo di certo un minore impatto dell’allevamento bovino.

La necessità di diversificare la dieta e di ridurre il consumo di carni è nota e risponde a ragioni di aumentata domanda, di impatto ambientale ed etiche.

Ma se la filiera del grillo è il futuro, chi è allergico, cosa mangerà?

SaluteIn

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